Le Stelle nr. 59 Febbraio 2008
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Dalle gelide profondità dello spazio34
Dalle gelide profondità dello spazio
Debra Shepherd
Verso una comprensione più completa dei processi di formazione delle stelle.
Giorno dopo giorno il Sole ci appare sempre più uguale a se stesso, immutabile, ed è difficile pensare alla sua origine mentre ci crogioliamo al tepore della sua luce. Fa riflettere ed inquieta il pensiero che non è sempre stato così e che non rimarrà per sempre così come è oggi. Anche se la sua vicinanza alla Terra lo rende una stella speciale per noi, basta alzare gli occhi al cielo notturno per renderci conto che la volta celeste è piena di innumerevoli stelle, alcune simili al Sole, altre più massicce e luminose, altre più piccole. Molte, forse la maggior parte, sono accompagnate da sistemi planetari. La costellazione di Orione è un punto di riferimento per chi osserva il cielo invernale dall’emisfero nord; tutta questa regione è un intrico di filamenti di gas e polveri che nascondono alla nostra vista i processi caotici della formazione stellare. Se puntiamo il telescopio verso la stella centrale della spada di Orione potremo vedere una macchiolina indistinta: non si tratta di una stella, ma di un ammasso di stelle “neonate” che sta emergendo dalla nube nella quale si è formato. Quando i grandi telescopi professionali scruta no all’interno della Nebulosa di Orione, riescono a scorgere centinaia di queste protostelle, molte delle quali risultano essere circondate da dischi di gas e polveri dentro i quali si sviluppa la formazione planetaria. Tags:ASTROFISICA -
Large Binocular Telescope40
Large Binocular Telescope
Jonathan Lowe
In astronomia due occhi sono meglio di uno, specialmente quando quegli occhi sono davvero grandi.
I poeti cantano le luminose giornate di Sole, gli astronomi sognano invece le notti limpide e buie. E certo non guasta disporre di un telescopio di grande diametro o, meglio ancora, di un binocolo dalle lenti smisurate. Uno strumento del genere ora è puntato verso il cielo dalla cima di 3270 m del Monte Graham, nell’Arizona sudorientale. I due specchi del Large Binocular Telescope (LBT), costati 120 milioni di dollari, hanno un diametro di 8,4 m ciascuno – sono i più grandi dischi ottici che si possano realizzare con la tecnologia attuale – e sono collocati l’uno di fianco all’altro su una montatura comune. Questi riflettori gemelli offrono una capacità di raccolta di luce che equivale a quella di un singolo telescopio di 11,8 m e una risoluzione angolare comparabile con quella di un telescopio di 22,8 m (è la distanza tra i bordi esterni dei due specchi). Quest’ultima affermazione vale però solo quando la radiazione incidente sui due specchi può essere combinata in fase in un interferometro ottico [v. Le Stelle n. 52, pag. 40], e questo avverrà non prima del 2009, secondo il direttore dell’LBT Observatory, Richard Green (Università dell’Arizona, Tucson). Il progetto è un po’ in ritardo sui tempi per via del carattere seriale con cui vengono sviluppati molti dei suoi componenti. Nel frattempo, le osservazioni verranno effettuate usando i due specchi separatamente. Un telescopio è equipaggiato con un rivelatore sensibile al blu e l’altro con uno sensibile al rosso, ciascuno con un campo di vista di 23 primi d’arco quadrati, che corrisponde a circa 10 volte la larghezza e 100 volte l’area abbracciata dalla camera principale del Telescopio Spaziale “Hubble”. Secondo Green, gli astronomi utilizzeranno queste due camere per studiare tutto ciò che sta tra i piccoli corpi asteroidali della Fascia di Kuiper, oltre Nettuno, e i più lontani ammassi di galassie, ossia tutto l’Universo. In effetti, lo stanno già facendo. “Per incominciare, abbiamo accordato ai nostri astronomi del tempo osservativo per eseguire test e verificare cosa sia possibile fare con questo nuovo strumento”, spiega Green. Il primo articolo scientifico basato su dati LBT è già stato accettato per la pubblicazione sul The Astrophysical Journal Letters. Tags: -
Stupefacente Holmes!44
Stupefacente Holmes!
John Bortle
Un’anonima cometa in volo al di là di Marte è diventata visibile a occhio nudo lo scorso ottobre, offrendo agli astrofili uno spettacolo davvero inaspettato.
“Sicuramente uno degli oggetti celesti più spettacolari e nel contempo più bizzarri della nostra era!” Così avevo appuntato nelle prime righe del mio diario osservativo per la notte del 25-26 ottobre. Uscito dal mio Osservatorio, in piena luce lunare, potevo vedere distintamente quella che pareva essere una nuova stella giallognola di seconda magnitudine nella costellazione del Perseo, che però brillava di una luce molto più stabile di tutte le stelle che la circondavano. Una gran quantità di messaggi elettronici durante le precedenti ventiquattr’ore mi avevano allertato sul fatto che non si trattava di una nova, bensì di una cometa periodica, la 17P/Holmes, che stava diventando visibile a occhio nudo nonostante che si trovasse a oltre 350 milioni di chilometri dal Sole e a 250 milioni di chilometri dalla Terra. Nessun’altra cometa nella storia è mai stata vista crescere tanto in luminosità in un tempo così breve. E tuttavia i miei occhi stupefatti stavano assistendo a qualcosa che era già avvenuto in passato, perché questa montagna di ghiaccio e polvere stava replicando uno spettacolo che 115 anni fa aveva catturato l’attenzione di Edwin Holmes, il suo scopritore. In che modo, e perché questo oggetto anonimo e apparentemente normale è diventato di colpo, in una sola notte, una delle comete intrinsecamente più brillanti della storia? Da settimane gli astronomi professionisti si misurano su questa e su altre domande ad essa correlate. Nel frattempo, gli astrofili di mezzo mondo stavano gustandosi uno spettacolo incredibile. La cometa Holmes è rimasta brillante per molte settimane e si è mantenuta sempre praticamente nella stessa regione di cielo anche nei mesi successivi. Per un colpo di fortuna, lo spettacolo celeste si è prodotto alto nel cielo notturno boreale, in opposizione al Sole, permettendo agli osservatori di ammirare e fotografare la cometa praticamente per tutta la notte. Tags: -
Un’eclisse quasi ideale50
Un’eclisse quasi ideale
Alan MacRobert
Se non fosse per l’ora in cui si produce, l’eclisse di Luna del 21 febbraio sarebbe il massimo, con un contorno d’eccezione di stelle e pianeti.
Questa volta saranno più fortunati di noi gli osservatori americani, che si godranno lo spettacolo nelle prime ore della notte, con la Luna alta in cielo. Non lamentiamoci però: nel marzo dello scorso anno fummo noi europei i favoriti. Quest’anno le parti si sono invertite. L’ombra della Terra inghiottirà completamente la Luna alle 4h precise dei nostri orologi (le 3h di Tempo Universale, TU) del mattino di giovedì 21 febbraio: la fase di totalità durerà poco meno di un’ora. La fase di parzialità durerà circa un’ora e un quarto, prima e dopo, e si concluderà attorno alle 6h (le 5h 09m TU), quando già il cielo comincerà a schiarirsi con il Sole circa 10° sotto l’orizzonte e la Luna alta solo 9°. In pratica, non ci perderemo nulla della parte più interessante dello spettacolo. Diversamente che per le eclissi di Sole, ciascuna fase di un’eclisse di Luna è visibile per tutti gli osservatori che abitano la parte di globo nel cui cielo è presente il nostro satellite: ce le godremo in contemporanea con gli astrofili dell’Africa nord-occidentale, nonché di quanti osservano dal Sud America e del continente americano nordorientale (per questi ultimi, gli orari saranno solo più convenienti: non dovranno sobbarcarsi a una levataccia; per loro inizierà la sera del giorno 20). Nel resto dell’Africa, nel Medio Oriente e nell’Asia Centrale l’eclisse sarà ancora in corso mentre la Luna tramonta e il Sole sorge. In Italia, siamo proprio al confine tra le zone di buona e di solo parziale visibilità: al centro e al sud si per- derà qualcosa, ma solo della fase di penombra. La totalità è garantita per tutta la Penisola (nubi permettendo). Tags:OSSERVAZIONI -
Orion Optics 30 cm: un Newton di qualità55
Orion Optics 30 cm: un Newton di qualità
Albino Carbognani
È leggero, ben costruito, con ottiche eccellenti. Un Newton di corta focale che sarà apprezzato dall’astrofilo appassionato del deep sky. Ma non solo.
Qualche anno fa, il mercato dei telescopi amatoriali ha subito una piccola rivoluzione in seguito all’introduzione sul mercato di strumenti a basso costo prodotti in Oriente. I settori maggiormente coinvolti sono stati quelli dei rifrattori acromatici e dei riflettori Newton di piccola e media dimensione, tanto che viene da chiedersi se esistono alternative per questo tipo di strumenti. La risposta è affermativa e in questo test prenderemo in considerazione un tubo ottico Newton da 30 cm di diametro con rapporto focale f/4 prodotto dalla Orion Optics UK (Inghilterra). Come vedremo, si tratta di uno strumento del tutto diverso dai Newton cinesi, con alcune caratteristiche che ne giustificano il prezzo più elevato rispetto alla concorrenza. Tags:STRUMENTI -
Le stelle dell’Eridano60
Le stelle dell’Eridano
Luigi Fontana
Costellazione enorme, ma con una sola stella entro la magnitudine 2,5, l’Eridano si trova tutta a sud dell’equatore celeste, eppure risulta in buona parte osservabile dall’Italia, con l’eccezione di una lunga “appendice” che si estende verso sud-ovest fin quasi a –60° di declinazione. Proprio nell’angolo sud-occidentale della costellazione, e quindi invisibile dalle nostre latitudini, si trova la stella alfa, la brillantissima Achernar (o Achenar, magnitudine 0,50). Il nome di questa stella deriva dall’arabo akhir an-nahr (la foce del fiume). E appunto un fiume è rappresentato dalla lunghissima catena di stelle che si snoda dai piedi di Orione (dove si trova la stella beta) fino appunto ad Achernar. Secondo la maggior parte delle fonti, il fiume sarebbe il nostro Po, in cui cadde Fetonte mentre tentava di guidare il carro sottratto al padre Elio, il dio del Sole. Ma forse la costellazione richiama il Nilo, oppure l’Eufrate. A questo proposito, si noti che Eridu era il nome della città babilonese posta alla foce dell’Eufrate, ma d’altro canto Eridanus è il nome greco e latino del Po. Comunque, con un po’ di campanilismo, ci piace pensare che al nostro piccolo Po, che con i suoi 652 km non rientra nemmeno tra i primi duecento fiumi al mondo, sia associata la sesta costellazione più estesa (1138 gradi quadrati), che ospita l’ottava stella più brillante del cielo. La alfa dell’Eridano, infatti, segue Procione in questa particolare classifica, e precede nientemeno che Betelgeuse. È inoltre, assieme ad Antares e Fomalhaut, una delle stelle di prima grandezza più “isolate”, ossia angolarmente più lontane da altre stelle di prima grandezza. Tags: -
17P/Holmes misteriosa e fantastica66
17P/Holmes misteriosa e fantastica
Luciano Lai
Fare previsioni è difficile, ma probabilmente a febbraio la cometa 17P/Holmes sarà ancora un oggetto da puntare, anche se non sarà più visibile a occhio nudo. Dopo l’“esplosione” (outburst) del 24 ottobre scorso, una grande massa (forse 100 milioni di tonnellate) di minutissime particelle di ghiaccio d’acqua e polveri di silicati è stata espulsa da una frattura superficiale e lanciata in tutte le direzioni: all’inizio le particelle riempivano il volume di una sfera il cui diametro si espandeva in funzione diretta del tempo, vale a dire a velocità costante. Dopo due mesi, la chioma aveva raggiunto un diametro pari a due volte quello solare. Già a metà novembre, tuttavia, erano intervenute nuove forze che contrastavano il moto impresso inizialmente, costringendo le particelle a modificare la loro orbita. Secondo gli esperti, è poco probabile che questa azione sia opera del vento solare: più semplicemente, da un certo punto in poi ha prevalso la gravità, che si fa sentire più del vento solare quando i corpuscoli di polvere e ghiaccio hanno dimensioni maggiori di una decina di micrometri. Ed ecco che l’aspetto della cometa, da sfera quasi perfetta, si è allungato assumendo una forma di proiettile o di ogiva. Era così ancora a metà dicembre. Poiché l’espulsione delle polveri è avvenuta in un tempo contenuto, all’aumentare del volume la densità è andata man mano scemando e di pari passo la luminosità superficiale. Tags: