Nuovo Orione nr. 273
Febbraio 2015
In edicola dal 29 gennaio
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Il nuovo volto social dell’astronomia20
Il nuovo volto social dell’astronomia
David DickinsonGrazie ai social media, una vera e propria rivoluzione digitale sta proponendo nuove connessioni tra gli astrofili
I social media stanno rapidamente cambiando il modo in cui la nostra società interagisce, un cambiamento che sta a sua volta trasformando la comunità astronomica. Un feed opportunamente adattato di social media collega gli osservatori del cielo con informazioni in tempo reale sulle ultime scoperte di comete, lanci di satelliti o esplosioni di novae, e ciò fa contrasto con quello che si vede nell’universo dei social media che non è molto più della foto del proprio gatto o di ciò che abbiamo mangiato a colazione.
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A caccia del pianeta transplutoniano26
A caccia del pianeta transplutoniano
Walter FerreriNella seconda metà del XX secolo era opinione abbastanza diffusa che vi potesse essere un grande pianeta al di là di Plutone
Quando, nel 1930, venne scoperto Plutone (vedi l’articolo pubblicato nel numero di gennaio), gran parte della comunità astronomica pensò che questo non fosse il pianeta cercato o perlomeno che ve ne fosse un altro. In realtà, dopo la scoperta di Urano, non si è più avuta la certezza che l’ultimo pianeta conosciuto segnasse il confine del Sistema Solare. Anche lo stesso Tombaugh, lo scopritore di Plutone, pensò che vi potesse essere un altro corpo più grande, tant’è vero che la ricerca, iniziata nel 1929, continuò fino agli Anni 40.
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“Vita aliena” nei laghi subglaciali in Antartide29
“Vita aliena” nei laghi subglaciali in Antartide
Giordano CevolaniForse non è necessario guardare negli spazi siderali per cercare forme di vita extraterrestre o l’anello di congiunzione tra biologia ed esobiologia
L’attrazione delle regioni polari è irresistibile. Quel senso di assoluta libertà dello spirito; quell’allontanamento da ogni cura di cose materiali che non siano quelle indispensabili all’esistenza; quel perdere valore di idee, principi, sentimenti che sembrano essenziali e importanti nel mondo civile; il denaro, l’oro, gli oggetti comunque preziosi che diventano cose assolutamente inutili, da buttar via senza alcun rimpianto; la legge umana che più non esiste e cede il posto a quella della natura; quella solitudine immensa dove ognuno si sente re di se stesso; tutto questo, una volta provato, non si dimentica più ed esercita un fascino al quale non è più possibile resistere. (da Artide e Antartide, la grande sfida dei poli di Umberto Nobile).
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Turismo spaziale per tutti34
Turismo spaziale per tutti
Gianfranco BenegiamoAlimenta un mercato in rapida espansione che, oltre ai sogni di pochi fortunati e temerari, riesce già a soddisfare i desideri di molti appassionati
Lo spirito pionieristico inscritto nel codice genetico del genere umano, anche se distribuito in misura disuguale tra gli individui, ha espresso in ogni epoca il desiderio di raggiungere luoghi sconosciuti e spesso ostili. Evidenze raccolte dai paleontologi rivelano che l‘Homo sapiens, i cui resti più antichi risalirebbero a circa 200 mila anni fa, lasciò l’Africa orientale per colonizzare il resto della Terra. I sentieri e le rotte aperte in epoche più recenti verso l’ignoto dai primi coraggiosi esploratori stimolarono la fantasia di altri intraprendenti emulatori.
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Dagli Appennini a Tenerife40
Dagli Appennini a Tenerife
Maurizio MorriconeIn fuga dall’inquinamento luminoso, come riscoprire il profondo cielo al cospetto del vulcano più alto della Spagna
Negli anni ho passato molte notti insonni ad ammirare e fotografare la volta celeste dai siti più bui dell’Appennino centrale. Da quando scoprii la bellezza del cielo di montagna, non ho più rinunciato a compiere trasferte ad alta quota. Ed è così che nel 1987 a Fonte Vetica, sull’altopiano di Campo Imperatore, cominciò il mio primo campo astronomico. In quegli anni l’inquinamento luminoso era più contenuto dell’attuale e vedere nebulose e galassie era un’esperienza esaltante e da ripetere ogni anno. Ricordo le tante osservazioni visuali con un Dobson da 10 pollici con specchio della Coulter e qualche anno dopo con il Meade DS da 16 pollici.
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Quali sorprese ci riserverà Giove in opposizione?45
Quali sorprese ci riserverà Giove in opposizione?
Walter FerreriAll’inizio di questo mese si presentano le migliori condizioni per l’osservazione del “pianeta degli astrofili”
Abbiamo scritto nel sottotitolo che Giove porta il soprannome di “pianeta degli astrofili”. E a ragion veduta, perché il pianeta gigante mostra una superficie di gran lunga maggiore di quella che ci esibisce qualsiasi altro pianeta. Inoltre, i dettagli che mostra sono sempre mutevoli, e le sue principali fasce (le strisce scure) sono accessibili anche a piccoli telescopi, come rifrattori da 60-70 mm.
Come se questo non bastasse, le lune maggiori di Giove ne aumentano l’attrattiva, con i fenomeni cui danno luogo; in particolare, per chi osserva al telescopio, le eclissi di Sole sul grande disco gioviano. Ma sono interessanti da seguire anche le sparizioni di questi corpi nell’ombra di Giove o dietro di esso. Gli strumenti potenti poi danno molta soddisfazione nel seguire i transiti.
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Verso una rete globale di collegamento Terra-Spazio48
Verso una rete globale di collegamento Terra-Spazio
Piermario ArdizioL’elevato numero delle missioni spaziali e l’enorme mole di comunicazioni che ne consegue spinge verso un’integrazione delle reti di antenne
Le missioni che dallo spazio trasmettono dati verso la Terra sono in continuo aumento, sicuramente oltre le più ragionevoli previsioni che potevano essere formulate 50 anni fa, nel marzo 1964, quando nasceva la Deep Space Network (DSN), che fino ad oggi è stata la principale protagonista delle comunicazioni radio da e per la Terra (vedi l’articolo “Deep Space Network: le grandi orecchie della NASA”, Nuovo Orione n. 169).
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Il rifrattore TS apo 81Q50
Il rifrattore TS apo 81Q
Federico ManziniPer tutti gli astrofotografi, è importante raccogliere quanto più segnale possibile nel ristretto limite di tempo di cui dispongono. Per far ciò, è necessario un telescopio “veloce”, come lo erano gli obiettivi di una volta.
Per ragioni costruttive e per annullare l’aberrazione cromatica tipica dei rifrattori veloci, la maggior parte degli astrofotografi ora presenti sul mercato ha però un rapporto focale superiore a f/6,5. Sono piuttosto rari gli strumenti con focali più corte: Takahashi e Pentax, per esempio, nascono già con un rapporto focale adatto per la raccolta di grandi quantità di luce in poco tempo.