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COLLISIONI TRA UNIVERSI72
COLLISIONI TRA UNIVERSI
Piero Galeotti
-Abbiamo ricevuto dal nostro amico lettore Vittorio Ghinelli una lettera che ci pone queste due domande: 1. Nell’affascinante articolo di Camille M. Carlisle “Collisioni tra universi” pubblicato sul numero di gennaio della rivista, riecco spuntare fuori uno “strano” numero in cui mi ero già imbattuto in altri testi: 10500. Tanti potrebbero essere, vi si afferma, i differenti tipi di spazio. “Strano”, quel numero, non tanto perché... piuttosto ingente, quanto perché così tondo da lasciarmi perplesso. Perché proprio 10500 e non, ad esempio, 10479 o 10531? I differenti tipi di spazio non potrebbero essere semplicemente infiniti? (e allora, en passant, perché denominare il tutto “multiverso”, o addirittura “multi-universo” come nell’articolo, anziché usare un termine tipo “infiniverso”?) Con ovvie implicazioni vertiginose. Tra le altre, inevitabilmente, l’infinito ripetersi della Storia, in remoti “altrove” spazio-temporali, non solo così come si è dispiegata in miliardi di anni in questo angolino del nostro universo, ma anche con infinite varianti! Il concetto di infinito è davvero un potente allucinogeno. Altro che il peyote o diavolerie chimiche di varia (e pericolosa) natura!
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LE PIOGGE DI TITANO50
LE PIOGGE DI TITANO
Donald F. Robertson
La più grande tra le lune di Saturno ha un misterioso ciclo climatico scandito dal passaggio del metano dallo stato liquido allo stato gassoso e viceversa. Che cosa hanno scoperto le navicelle Cassini e HuygensSta piovendo. Un fiume in piena esce da un ampio canyon che taglia una bassa collina. Il flusso di materiale liquido attraversa una spiaggia di sabbia fine e si getta lentamente in un tranquillo bacino marino. Sembra una scena tipicamente terrestre. Ma basta guardare più da vicino e questa pioggia appare incredibilmente bizzarra. Le gocce hanno dimensioni che sono la metà di quelle delle piogge terrestri. Cadono lentamente in un ambiente di bassa gravità, sotto un cielo nebbioso di colorazione arancione. La verità è che questa pioggia non è fatta di acqua ma di metano (CH4). Questa descrizione di Titano, la più grande luna di Saturno, non è pura fantasia. Da quando la coppia di sonde Cassini- Huygens ha raggiunto il sistema di Saturno nel 2004, gli scienziati hanno scoperto prove indirette ma molto consistenti del fatto che su Titano piova. La Cassini ha osservato il temporaneo scolorirsi delle sabbie desertiche dopo il passaggio di nubi cumuliformi, e ci sono immagini radar che mostrano canyon e canali ramificati spiegabili solo in seguito al drenaggio della pioggia. Attorno alle regioni polari, alcuni di questi canali potrebbero essere letti di fiumi in piena che si gettano dentro bacini scuri.
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L’INCREDIBILE ANNO delle comete vergini56
L’INCREDIBILE ANNO delle comete vergini
Mario Di Martino
Dopo la Pan-STARSS, tutte le attese sono puntate sulla cometa ISON, che in autunno brillerà nel nostro cielo forse raggiungendo la luminosità della Luna piena. La stima è legata al fatto che arriva dalla Nube di Oort ed è possibile che per la prima volta sfiori il SoleSono trascorsi più di 15 anni dall’apparizione nel cielo dell’emisfero boreale di due splendide comete: la Hyakutake (primavera 1996), e la straordinaria Hale-Bopp (primavera 1997). Furono chiamate le “comete di Pasqua” e da allora nessuna cometa paragonabile a quelle ha solcato i cieli settentrionali. Tra le comete visibili ad occhio nudo apparse da allora c’è da ricordare la cometa periodica Ikeya-Zhang che, alla fine di marzo del 2002 raggiunse la magnitudine 3 e la cometa Holmes che, tra il 23 e il 24 ottobre 2007, a causa di un improvviso outburst passò in poche ore dalla magnitudine 17 alla 2,5. Nel 2006 apparve l’eccezionale cometa McNaught che, con una magnitudine massima di -5,5, è stata la più brillante dopo la Ikeya-Seki del 1965. E infine la cometa Lovejoy, anch’essa molto luminosa (raggiunse una magnitudine compresa tra -4 e – 5).
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QUARANT’ANNI a scrutare il cielo62
QUARANT’ANNI a scrutare il cielo
Leopoldo Benacchio
Festa di compleanno per il telescopio “Copernico” da 182 centimetri inaugurato a Cima Ekar, sopra Asiago, il 16 giugno 1973. Rimane il più grande strumento sul suolo italiano e tuttora fa un buon lavoro, benché assediato dall’inquinamento luminoso“Ho iniziato a osservare da studente proprio con quel telescopio” - dice Massimo Turatto, attuale direttore dell’Osservatorio Astronomico di Padova - “prima che venisse montata l’elettronica che permette di agire sul telescopio da sotto la cupola. Si stava su una scala per le operazioni principali, altri tempi. Erano le mie prime osservazioni di supernovae”. Sta parlando del “metro e ottanta” di Cima Ekar sull’altopiano di Asiago, il telescopio dedicato a Nicolò Copernico, tuttora il più grande in Italia, che compie nel 2013 40 anni dalla sua inaugurazione, avvenuta il 16 giugno 1973. Ma perché un telescopio da 182 centimetri di specchio principale e perché proprio là? L’idea di uno strumento di classe superiore allo storico e molto produttivo 122 centimetri di “Asiago paese”, com’è chiamato dagli astronomi padovani, girava nei pensieri di Leonida Rosino da diversi anni, almeno dal 1968. Professore di astronomia all’Università, direttore dell’Osservatorio, l’ultimo dei direttori a vita, e anche dell’Istituto di Astronomia dell’Università, Rosino è stato il maestro di tutti gli astronomi padovani per più di una generazione. Voleva a tutti i costi avere un telescopio di prestazioni migliori per continuare ricerche di alta qualità che, sotto la sua direzione, avevano portato l’Osservatorio di Padova alla ribalta del mondo.
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IL SILENZIO DI E.T. Perché non parli?66
IL SILENZIO DI E.T. Perché non parli?
Giancarlo Genta
È trascorso più di mezzo secolo dal primo tentativo di captare segnali intelligenti dallo spazio. Invano. Significa che siamo soli nell’universo o che è troppo difficile comunicare?Il programma SETI (Search for ExtraTerrestrial Intelligence), inteso come la ricerca scientifica delle intelligenze extraterrestri, ha da poco compiuto mezzo secolo. Dopo millenni di ipotesi più o meno arbitrarie e fantasiose e tentativi pionieristici, nel 1959 Philip Morrison e Giuseppe Cocconi pubblicavano sulla rivista “Nature” l’articolo Search for Interstellar Communications (Ricerca di comunicazioni interstellari), in cui si dimostrava che i nostri radio telescopi erano in grado di captare segnali emessi con una tecnologia simile alla nostra da civiltà aliene viventi a distanze di molti anni luce da noi. I due fisici suggerivano inoltre su quali frequenze effettuare la ricerca e davano suggerimenti a chi volesse intraprendere effettivamente il lavoro sperimentale. Nel 1960 il radioastronomo Frank Drake iniziava la prima campagna sperimentale, il progetto Ozma, puntando l’antenna del radiotelescopio del National Radio Astronomy Observatory (NRAO) di Green Bank verso le stelle Tau Ceti ed Epsilon Eridani. L’8 Aprile dello stesso anno sembrò che il successo fosse a portata di mano: fu ricevuto un segnale pulsato, molto netto e distinto e di chiara origine artificiale, proveniente dalla direzione di Epsilon Eridani.
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IL BOLIDE SULLA RUSSIA: come 500 Hiroshima36
IL BOLIDE SULLA RUSSIA: come 500 Hiroshima
Mario Di Martino
Un mini-asteroide di 15 metri e 6-10 mila tonnellate ha prodotto la spettacolare esplosione avvenuta il 15 febbraio nel cielo di Celjabinsk, città con un milione di abitanti. Viaggiava a circa 18 km/s. Danni per 28 milioni di euro.Tutta l’attenzione era rivolta al piccolo asteroide 2012 DA14 che, la sera del 15 febbraio scorso, sarebbe passato a 27.500 chilometri dalla superficie terrestre, ben al di sotto dell’orbita geosincrona, quando un evento inatteso di straordinaria potenza si è verificato nel primo mattino (09:20:26 ora locale, 03:20:26 UT) dello stesso giorno nei cieli della regione di Celjabinsk (55° 10’ N - 61° 20’ E), in Russia, a est della catena montuosa degli Urali. Un superbolide proveniente da Est-Sud-Est (azimuth di circa 280 gradi) è esploso in quota, a un’altezza stimata tra i 25 e i 30 km. Gli effetti dell’onda d’urto (crollo di tetti, rottura di vetri e finestre) hanno provocato il ferimento più o meno grave di 1.500 persone e danni a 3.000 edifici per un totale di circa 28 milioni di euro. L’onda d’urto, investendo la superficie terrestre, ha generato un evento sismico di magnitudo 2,7 della scala Richter.
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ANGELO SECCHI gesuita scomodo44
ANGELO SECCHI gesuita scomodo
Piero Bianucci
Con i suoi studi sul Sole e la prima classificazione degli spettri delle stelle, fu tra i fondatori dell’astrofisica ma poi nel nostro Paese la sua lezione fu dimenticata per mezzo secolo. Conteso tra il Vaticano e il neonato regno d’Italia, avrebbe dovuto dirigere un Inaf ante litteramAl di fuori degli sport che si misurano in metri, secondi e frazioni di secondo, le classifiche sono sempre opinabili e spesso inopportune. Ciò premesso, è lecito dire che Padre Angelo Secchi fu il più grande astronomo italiano dell’Ottocento, e ci perdoni il saviglianese Giovanni Virginio Schiaparelli. Eppure di Secchi si è sempre parlato poco, il grande pubblico quasi non lo conosce. Forse perché, mentre Schiaparelli si dedicò a ricerche su temi molto popolari come il pianeta Marte, gli sciami di meteore (o “stelle cadenti”) e le comete, Padre Secchi (1818-1878) ebbe il coraggio di avventurarsi su una strada nuova, all’epoca incerta ma destinata a un grande futuro, tanto che ormai ha assorbito in sé l’astronomia classica: la strada dell’astrofisica. Per secoli gli astronomi non avevano attribuito speciale significato al colore delle stelle. Il primo a occuparsene fu l’infaticabile William Herschel: lo scopritore del pianeta Urano fece passare in un prisma la luce delle sei stelle più brillanti e notò una differenza netta tra lo spettro biancoazzurro di Sirio e quello rosso-arancione di Arturo. Ma i tempi non erano maturi per interpretare il messaggio nascosto in questa osservazione, e l’astronomo-musicista si fermò lì.