Le Stelle nr. 43 Agosto 2006
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Le prime luci sull’Era Oscura30
Le prime luci sull’Era Oscura
Volker Bromm
Le prime stelle comparse nell’Universo erano fucine nucleari che aprirono la strada alle future generazioni stellari, nonché ai pianeti e alla vita.
Cento milioni d’anni dopo il Big Bang, l’Universo offriva di sé una visione stupefacente e per noi ben poco intuitiva: era il buio più totale. Eravamo nell’Era Oscura cosmica, un’epoca ancora avvolta nel mistero, nella quale non si erano ancora formate le galassie, né le stelle e tanto meno i pianeti. Lentamente e inesorabilmente, la gravità sarebbe poi riuscita a raggrumare il materiale primordiale creando le condizioni per la nascita dei primi brillantissimi astri. I cosmologi sono convinti che le prime stelle fossero poderose centrali energetiche dotate di masse estreme e di altissime luminosità che trasformarono il giovane e tranquillo Universo in un calderone ribollente d’attività. Questa trasformazione cosmica cruciale si produsse perché le stelle dei primordi emanavano quantità prodigiose di radiazione ultravioletta, la quale cominciò a ionizzare l’idrogeno diffuso in tutto l’Universo. Quando poi queste stelle giunsero alla fine dei loro giorni, dopo solo due o tre milioni d’anni d’esistenza, probabilmente innescarono le esplosioni più potenti a cui il Cosmo abbia mai assistito: quelle delle ipernovae, capaci di liberare energie fino a cento volte maggiori di quelle di qualunque supernova che esploda ai nostri giorni. Le prime stelle, o stelle di Popolazione III come vengono chiamate, esercitano un fascino del tutto speciale. Una volta che si incomincia a studiarle, non si smetterebbe più. I teorici, come sono io, si sforzano di determinare le loro caratteristiche mettendo in luce quanto esse differiscano da quelle delle stelle dei nostri giorni, mentre gli osservatori affinano le tecniche strumentali e predispongono strumenti sempre più potenti per riuscire a rivelarle. Tags: -
Morte dal cielo38
Morte dal cielo
Phil Plait
I più agghiaccianti scenari dei film di fantascienza fanno sorridere. L’Universo può essere ben più terrificante.
L’astronomo, piuttosto agitato, era sprofondato nella poltrona. Era nervoso. E lo si può ben capire: non gli era mai capitato di contestare il contenuto di un film a un produttore, in un grande studio hollywoodiano. Sinceramente, era perfino stupito che gli avessero accordato udienza. L’ufficio in cui si trovava era lussuoso; ovunque premi, riconoscimenti e fotografie di star del cinema. L’astronomo stava ammirando l’immagine di un asteroide incombente sulla Terra, autografata da una star di Armageddon, il film che aveva riscosso un successo tanto grande quanto grandi erano le imprecisioni e gli errori scientifici che conteneva, quando entrò il produttore. “Buongiorno, dottore!” gli disse porgendogli la mano. La sua stretta era fredda e anche un po’ flaccida. “Così lei è qui a spiegarmi perché abbiamo sbagliato a produrre tutti quei film di fantascienza che ci hanno fatto guadagnare così tanti milioncini.” “Sì! Voglio dire, no. Beh, veramente, sì. Son qui per questo.” Il produttore sorrise. “Si rilassi, dottore. Non voglio farla a fettine. Mi faccia solo capire cos’ha da dirci.” L’astronomo riprese un po’ della sua calma. “Guardiamo le cose come sono. Avranno pure un buon successo di pubblico, ma molti dei film che giocano sulla fine del mondo, quando toccano argomenti scientifici sono pieni d’errori. Di sicuro gli asteroidi sono un pericolo, ma non li si può disintegrare! E anche se si potesse, non sarebbe più sensato mandarvi degli astronauti a compiere l’opera piuttosto che Bruce Willis?” Tags: -
Lunistizi estremi a settembre44
Lunistizi estremi a settembre
Adriano Gaspani
Il prossimo settembre si verificherà una circostanza che si ripete soltanto ogni 18 anni: la Luna toccherà i punti estremi di levata e tramonto sull’orizzonte.
Quest’anno, a settembre, la Luna si troverà nuovamente ai due lunistizi, ovvero alla massima e alla minima declinazione possibile. L’ultima volta ciò si verificò 18 anni e mezzo fa e la prossima sarà fra altrettanto tempo. Vale dunque la pena di osservare il nostro satellite in queste circostanze particolarissime, che avevano attratto già l’attenzione di alcune antiche culture. Ma cosa sono i lunistizi? Prendiamo in esame il complesso moto della Luna intorno alla Terra. Il nostro satellite si muove su un’orbita ellittica a una distanza media di circa 60 volte il raggio del nostro pianeta. I punti di intersezione tra l’orbita lunare e il piano dell’orbita terrestre sono detti nodi. C’è quello ascendente, ove la Luna sale dalle latitudini eclittiche negative portandosi a latitudini positive, e, dall’altra parte dell’orbita, quello discendente. La linea ideale congiungente i due nodi, per effetto delle perturbazioni gravitazionali combinate della Terra e del Sole, non sta fissa nello spazio, ma ruota in senso retrogrado, ossia nel verso opposto al moto orbitale lunare. Una rotazione completa (retrogradazione dei nodi) richiede 6793,39 giorni, che corrispondono a 18,61 anni. Il piano dell’orbita lunare è inclinato (i) di 5°,1 rispetto a quello dell’eclittica (il piano su cui si svolge la rivoluzione apparente del Sole). A sua volta, l’eclittica è inclinata rispetto all’equatore celeste di un angolo (e) pari attualmente a circa 23°,5. L’equatore celeste è il piano di riferimento rispetto al quale si misura la coordinata celeste che è detta declinazione, la quale, per un dato osservatore terrestre, determina l’altezza a cui transitano in meridiano una stella o un pianeta, oltre che gli azimut dei punti dell’orizzonte a cui sorgono e tramontano. Alle nostre latitudini (diciamo ai 42° nord di Roma), l’asse terrestre è inclinato di (90° – 42°) = 48° dallo zenit verso nord. Il piano dell’equatore, essendo perpendicolare all’asse terrestre, a Roma sarà dunque inclinato di 48° sull’orizzonte. Ciò significa che un astro posto esattamente sull’equatore celeste, a declinazione 0°, transita al meridiano (culminazione superiore) a 48° d’altezza. Se poi ha una declinazione positiva, diciamo di +20°, allora transiterà a (90° – 42° +20°) = 68° d’altezza. Viceversa, sarà più basso se la sua declinazione è negativa. Tags: -
Che fine farà la nuova macchia di Giove?50
Che fine farà la nuova macchia di Giove?
Edwin Aguirre
Questa estate incontra la Grande Macchia Rossa: lì si gioca il suo destino.
In aprile due gruppi di astronomi, utilizzando il Telescopio Spaziale “Hubble” (HST) hanno ottenuto immagini molto nitide della cosiddetta “Macchia Rossa Junior” (MRJr), il ciclone di dimensioni pari a quelle della Terra che in questi mesi sta creando un certo fermento tra gli osservatori di Giove. Precedentemente conosciuto anche come ovale BA, in febbraio il vortice ha sorpreso i planetologi per il fatto che improvvisamente e misteriosamente ha cambiato colore, dal bianco al rosso-arancio. La struttura è pressoché uguale, nella tonalità cromatica, alla famosa Grande Macchia Rossa (GMR). I due gruppi, uno guidato da Amy Simon-Miller (NASA/Goddard Space Flight Center) e l’altro da Imke de Pater e Philip Marcus (Università della California, Berkeley), hanno utilizzato la camera ACS (Advanced Camera for Surveys) a bordo dell’HST, per riprendere la MRJr nell’ultravioletto vicino, nel visibile e nel vicino infrarosso. Le immagini risultanti, il cui dettaglio è molto simile a quello ottenuto dalle sonde Voyager durante i flyby del 1979, mostrano formazioni nuvolose spiraleggianti all’interno e nei dintorni della nuova macchia, compreso il “collare” del ciclone, che nel caso della MRJr è attualmente molto pronunciato e di colorazione chiara, mentre è più scuro attorno alla GMR. Tags: -
Una camera planetaria eccellente54
Una camera planetaria eccellente
Sean Walker
La nuova camera della canadese Lumenera, battezzata SkyNyx 2-0 per il mercato astronomico, cattura filmati con una velocità fino a 60 fotogrammi/s.
La fotografia planetaria ha conosciuto un notevole progresso in qualità negli ultimissimi anni (e ha conquistato molti seguaci). Grazie alle webcam e disponendo di software in grado di selezionare tra migliaia di fotogrammi per scegliere i migliori da combinare assieme, il fotografo planetario di successo non è più solo quello che può operare in un sito osservativo con condizioni ideali del seeing. Permangono tuttavia alcuni limiti operando con le webcam. Per esempio, chi lavora con webcam economiche si trova costretto a riprendere filmati solo a 5 fotogrammi/ s se vuole evitare artefatti nella compressione delle immagini che si generano su connessioni USB 1.0 relativamente lente, quando la velocità di acquisizione è più spinta. Per superare questi problemi, alcuni astrofili hanno cominciato a guardarsi attorno per cercare camere più veloci e potenti. La loro ricerca è giunta a buon fine grazie alla Lumenera Corp., una compagnia canadese specializzata in camere ad alta efficienza per la scienza e l’industria. Lo scorso anno, rimasi affascinato da alcune impressionanti immagini realizzate da due astrofili molto noti, l’inglese Damian Peach e l’italiano Paolo R. Lazzarotti. Sollecitato dai loro risultati, mi sono deciso a prendere in considerazione la camera Lumenera Lu075M e devo dire che sono bastate poche notti di test per convincermi che quel modello doveva essere segnalato tra i migliori prodotti usciti di recente. Tags: