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Come i buchi neri plasmano l’Universo 32
Come i buchi neri plasmano l’Universo
Christopher Wanjek
Senza i buchi neri l’Universo sarebbe diverso da quello che ci circonda, e noi potremmo persino non esistere.I principali attori sulla scena del Cosmo, i buchi neri, non emettono luce (per definizione); eppure, rendono conto di un quinto dell’energia luminosa dell’Universo. Il meccanismo che conduce a questa formidabile emissione di radiazione è il fenomeno detto accrescimento. La materia attratta dal poderoso campo gravitazionale va a costituire un disco di accrescimento e, nelle parti più vicine al buco nero, là dove la forza gravitazionale è più intensa, il materiale del disco si riscalda fino a centinaia di milioni di gradi, rendendosi estremamente luminoso prima di sparire al suo interno. Solo negli ultimi anni gli scienziati hanno iniziato a comprendere come, mediante i processi di accrescimento, i buchi neri agiscono in qualità di architetti primari dell’Universo.
Tags:ASTROFISICA
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Il canto del cigno della Mars Global Surveyor40
Il canto del cigno della Mars Global Surveyor
Andrei Chaikin
Le immagini inviate a Terra dall’intrepido orbiter marziano della NASA hanno fornito le prove di possibili recenti scorrimenti d’acqua e di giovani crateri da impatto.Non è la prima volta che, studiando Marte, i geologi Mike Malin e Ken Edgett si imbattono in qualcosa di assolutamente inatteso. Nessun altro più di loro ha esaminato con cura l’imponente quantità di immagini – in tutto più di 240 mila – raccolte dalla Mars Orbiter Camera (MOC) a bordo della navicella Mars Global Surveyor (MGS) della NASA, con la quale sono stati persi i contatti a novembre, al termine di una fortunata missione durata nove anni. Le immagini ad alta risoluzione della MOC hanno rivelato aspetti di Marte tanto curiosi e intriganti che nessuno avrebbe potuto immaginarli prima che iniziasse l’esplorazione della MGS, nel 1997. Malin ed Edgett hanno visionato interessanti affioramenti di rocce stratificate, bizzarri paesaggi nella regione polare meridionale, scolpiti nell’anidride carbonica congelata, e vasti terreni che sembrano essere stati sepolti in un lontano passato e ritornati alla luce del Sole di recente.
Tags:SISTEMA SOLARE
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Se la Luna ti sfida46
Se la Luna ti sfida
Michele Festa e Antonio Finazzi
Che cosa si può registrare in fotografia di un’eclisse di Luna? Tante belle cose. Bene, allora facciamole tutte!Era un grande evento astrofotografico da non perdere quello del 3 marzo, l’eclisse totale di Luna, e noi l’abbiamo accolto come una vera e propria sfida, per cercare di strappare tutto il possibile a un cielo che, finalmente, per una volta, si è presentato perfetto, lindo, sereno, senza una nuvola. Per via di un incidente occorso a uno di noi in una precedente uscita in alta montagna, questa volta non ci era possibile salire in quota. Abbiamo dunque scelto come sito una casa sul Lago di Garda, con un bel giardino spazioso dove, indisturbati, avremmo potuto piazzare cinque postazioni fotografiche più una visuale, dedicata al binocolo Konus Giant 20_80 ricevuto in omaggio per un abbonamento biennale a questa rivista. Tra uno scatto e l’altro si sbirciava nel binocolo;
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La McNaught val bene un viaggetto50
La McNaught val bene un viaggetto
Claudio Balella
Quando compare una grande cometa, come la McNaught, si può anche fare qualche pazzia: come partire di corsa per Cape Town per fotografare quella magnifica coda.Verso la fine di dicembre si prevedeva che la cometa scoperta lo scorso agosto dall’australiano McNaught avrebbe raggiunto, al perielio, una magnitudine circa 2; sarebbe stata una sfida apprezzarla al binocolo subito dopo il tramonto del Sole. Ma, inaspettatamente, nei primi giorni di gennaio la cometa aumentava la luminosità con un trend di crescita giornaliero che alcuni esperti stimavano di una magnitudine al giorno. Il 3 gennaio tentavo la prima osservazione senza successo, anche a causa di una fastidiosa velatura di cirri e cirrostrati, mentre il 5 gennaio riuscivo finalmente a fotografarla sullo sfondo del cielo azzurro-arancione del tramonto. Nei giorni successivi, colpa di un clima grigio e nebbioso, avevo quasi rinunciato alla possibilità di rivederla, anche perché le previsioni la davano come un oggetto assai difficile attorno al perielio del 12 gennaio, e con il rischio che si frammentasse.
Tags:ASTROFILI
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SkyScout il cerca-stelle53
SkyScout il cerca-stelle
Dennis Di Cicco
Lo strumento della Celestron riconosce gli oggetti celesti semplicemente premendo un bottone. L’autore ha provato una delle prime versioni, disponibili sul mercato americano già dall’estate scorsa: ad aprile lo SkyScout dovrebbe uscire anche in Italia.Quante volte è capitato che gli amici vi abbiano chiesto di riconoscere qualche stella o qualche oggetto in cielo, sapendo del vostro interesse per l’astronomia? Bene, adesso immaginate un po’ che faccia farebbero se porgeste loro un aggeggino da puntare verso l’oggetto celeste di interesse e, premendo un pulsante, potessero scoprire da soli di cosa si tratta. Fareste un figurone! Armatevi di uno SkyScout della Celestron, uscite con gli amici in una notte serena e sbalorditeli. Posso garantire che l’effetto è notevole e sicuro! A giudicare dalla meraviglia che si impadronisce di quanti vedono lo SkyScout all’opera, è facile capire perché questo strumento ha fatto incetta di riconoscimenti di prestigio, compreso quello del “Best in Innovations” quando è stato presentato al Consumer Electronic Show tenutosi a Las Vegas lo scorso gennaio.
Tags:STRUMENTI
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La splendida M83 nell’Idra56
La splendida M83 nell’Idra
Luigi FontanaCon una superficie di 1303 gradi quadrati e un’estensione di oltre 7h in ascensione retta, la costellazione dell’Idra, o serpente d’acqua, non ha rivali in cielo per superficie ed estensione. Non è difficile immaginare un lungo serpente nell’infinita catena di stelline che parte a sud del Cancro, si snoda sotto il Sestante, il Corvo, il Cratere, la Vergine e termina finalmente al confine ovest della Bilancia. Nonostante l’enorme estensione, la costellazione vanta solo una stella, la alfa, di magnitudine inferiore alla 2 (1,99, per essere pignoli). Per il resto, l’unico asterismo ben riconoscibile è un pentagono irregolare compatto (meno di 5° di diametro) di stelle di terza e quarta grandezza, che disegna la testa del serpente, appunto subito sotto il Cancro, circa 15° a est della brillante Procione. La testa dell’Idra è anche l’unica parte della costellazione posta nell’emisfero boreale. Il resto si estende tutto, praticamente parallelo all’eclittica, nell’emisfero australe.
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La coda variegata della McNaught62
La coda variegata della McNaught
Luciano LaiLa cometa C/2006 P1 (McNaught), che ha dato spettacolo a gennaio, verrà ricordata per la sua formidabile magnitudine, stimata di –5,5 da Robert McNaught il giorno dopo il passaggio al perielio, nonché per la coda imponente che ha raggiunto un’estensione di almeno 50°, qualcosa più di 150 milioni di chilometri, secondo la stima dell’astronomo americano J. Bortle. Per gli astronomi è stata un’occasione irripetibile per studiare la morfologia delle code cometarie. Noi abbiamo chiesto un parere a due esperti osservatori cometari italiani, Giovanni Sostero ed Ernesto Guido, dell’AFAM di Remanzacco (UD), che molto hanno contribuito alle discussioni che su Internet si sono intrecciate relativamente a questa cometa. Questo ci hanno scritto: “La cometa passerà alla storia soprattutto per il fatto d’essersi resa visibile con il Sole in cielo nei giorni a cavallo del perielio; ma anche per la sua bellissima coda, che ha dato vita a tutta una serie di strutture molto caratteristiche. La visione migliore si è avuta dall’emisfero australe, verso la fine di gennaio, quando la cometa si era sufficientemente allontanata dal Sole.
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