Nuovo Orione nr. 251
Aprile 2013
In edicola dal 28 Marzo
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La ruota portafiltri SBIG FW5-830070
La ruota portafiltri SBIG FW5-8300
Federico Manzini
-Assieme alle camere CCD ad alta risoluzione SBIG STF-8300, sono in commercio nuove ruote porta filtri SBIG. Si chiamano FW5-8300 (oppure FW8-8300, se possono ospitare otto filtri) e sono compatibili con qualsiasi camera della serie ST. Di novità c’è che supportano un nuovo formato di filtri da 36 mm: abbinate alla camera CCD ST-8300 (o alla ST-4000XM), queste ruote non causano vignettatura sull’immagine nemmeno se utilizzate con telescopi a corta focale. Il loro design è molto sottile, perché aggiungono solo 20 mm al backfocus, quindi tutti i telescopi possono supportarle; inoltre, consentono addirittura l’uso di obiettivi Nikon tramite un adattatore opzionale. Il backfocus richiesto per chi usa le ruote associate alle camere della serie ST diventa di 38 mm totali. Sono perciò ruote porta filtri ideali per chi vuole lavorare in alta risoluzione con le camere “8300” e riprendere grandi campi anche con telescopi di focale molto corta.
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L’imaging planetario con una fotocamera DSLR54
L’imaging planetario con una fotocamera DSLR
Jerry Lodriguss
È probabile che abbiate a disposizione una fotocamera formidabile per riprese planetarie, ma… non lo sapete!Le fotocamere digitali reflex (DSLR) di oggi sono incredibilmente versatili. Utilizzando i modelli più recenti, è possibile riprendere lunghe esposizioni del profondo cielo, creare filmati time-lapse da un insieme di immagini fisse o registrare video ad alta definizione con una qualità che supera quella dei filmati ripresi da alcune telecamere dedicate. Ovviamente, una DSLR può essere utilizzata anche per scattare foto diurne di qualsiasi tipo. Pochi utenti si rendono conto, però, che le modalità video disponibili sulle fotocamere digitali reflex sono ideali per la registrazione di immagini planetarie ad alta risoluzione. Per le migliori riprese di immagini planetarie, attualmente la tecnica preferita è conosciuta come lucky imaging (“ripresa fortunata”). Questo metodo registra un flusso video ad alta velocità di migliaia di fotogrammi, che si possono poi ordinare dal migliore al peggiore, per sovrapporli in una immagine finale ad alta risoluzione. E qui entrano in gioco le due modalità video presenti sulle DSLR, Live View e Video ad alta definizione (HD).
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Quali sono le prove della rotazione terrestre?58
Quali sono le prove della rotazione terrestre?
Walter Ferreri
Che la Terra ruoti intorno a un suo asse non è un fenomeno evidente: per questo motivo, nell’antichità il nostro pianeta era ritenuto immobilePoiché tutti i movimenti della Terra, compreso quello di rotazione intorno al suo asse, sono estremamente uniformi, nell’antichità si pensava che la Terra fosse immobile. Tanto più che il nostro mondo era collocato al centro dell’Universo. Miti e leggende – si sa - sopperiscono sempre alla mancanza di conoscenze. Nell’antichità, tutti (o quasi) pensavano che il Sole, la Luna e le stelle girassero realmente intorno alla Terra, passando sotto al nostro pianeta quando scomparivano all’orizzonte. Secondo Aristotele, la Terra era “evidentemente ferma, e i Pitagorici erano assurdi nel supporla in movimento”. Oltre ai pitagorici, diverse menti illuminate dell’antichità ritenevano più logico supporre che fosse la Terra a ruotare intorno a un suo asse piuttosto che pensare a un moto sincronizzato di tutti gli astri intorno ad essa.
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Come collimare facilmente un telescopio Newton60
Come collimare facilmente un telescopio Newton
Gary Seronik
Raggiungere un allineamento ottico di uno strumento amatoriale non è un’operazione difficile, a condizione di fare le cose nel modo giusto!Costruisco e utilizzo telescopi da oltre tre decenni e so per esperienza che collimare un riflettore newtoniano è facile. Perché, allora, molti astrofili sono intimiditi al pensiero di regolare l’ottica dei loro telescopi? Una ragione può essere che abbiano consultato tanti siti e letto tutto quello che hanno trovato al riguardo. E a questo punto si sono persi in una foresta di informazioni, alcune delle quali sono densamente tecniche e, in alcuni casi, perfino contraddittorie. Ho visto molte guide per la collimazione che sono pesantemente gravate da dettagli che ne aumentano la confusione. Queste guide non sono scritte per chi inizia, ma per persone già esperte, appassionate alla tecnica dei telescopi e interessate a ogni minuzia sul funzionamento dei loro strumenti. Come si fa a capire se i consigli sulla collimazione sono eccessivamente complicati?
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La camera CCD SBIG STF-8300M64
La camera CCD SBIG STF-8300M
Federico Manzini
-Sono in commercio anche in Italia le camere CCD ad alta risoluzione SBIG STF- 8300M, equipaggiate con sensore monocromatico o a colori. Il loro sensore è di grandi dimensioni, ma possiede pixel piccoli, da 5,4 micron: l’ideale per chi vuole lavorare in alta risoluzione e riprendere grandi campi anche con telescopi di focale molto corta. Le camere della serie STF sono compatte, facili da usare e forniscono alte prestazioni a un prezzo ragionevole. La camera SBIG STF-8300M La nuova SBIG STF-8300M è una bella camera: esteticamente si presenta molto bene, con finiture accurate e colorazione piacevole. Monta un buon sensore, il KAF- 8300 monocromatico che può essere sostituito con quello a colori per chi vuole fare dell’astrofotografia senza bisogno di passare dalle riprese con filtri; in questo caso, il nome della camera diventa STF- 8300C. La sua forma a parallelepipedo ricorda molto quella delle camere professionali, anche se le dimensioni sono piuttosto contenute; il corpo camera è infatti di 127x100x58 mm con un peso di 820 g.
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Il cielo può caderci sulla testa?36
Il cielo può caderci sulla testa?
Albino Carbognani
Il meteoroide di Chelyabinsk e il flyby dell’asteroide 2012 DA14 hanno fatto del 15 febbraio 2013 il giorno dei corpi minori: una data memorabileIn astronomia spesso si ha a che fare con eventi che fanno riflettere per la loro portata, come la scoperta di Urano nel 1781, l’evento Tunguska del 1908, la caduta della cometa Shoemaker-Levy 9 su Giove nel 1994. Lo scorso 15 febbraio il cielo ci ha ricordato che la Terra fa parte del Sistema Solare e quanto possa essere fragile e a rischio la biosfera terrestre… umanità compresa. Ma andiamo con ordine. Da bravo astronomo osservativo, avevo iniziato la mattina del 15 febbraio andando a letto alle 6, dopo un’intensa notte di osservazione divisa fra i pianeti extrasolari, il follow-up di alcuni oggetti presenti nella NEOCP del Minor Planet Center e la fotometria di un NEA (Near Earth Asteroid) circumpolare. Mi sono svegliato verso le 11 e che cosa trovo su giornali, TV e web? La notizia della caduta di un meteoroide nella zona degli Urali! E il pensiero è andato all’asteroide 2012 DA14 che, in prima serata, avrebbe compiuto un flyby stretto con la Terra. Le notizie erano ancora confuse, ma la domanda sorgeva spontanea: c’era una correlazione fra i due eventi? A distanza di tempo dal quel giorno eccezionale possiamo fare un resoconto sulla caduta russa (anche se preliminare), dare una risposta ragionata alla domanda e fare alcune considerazioni per il futuro.
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Pierre Méchain: dalle comete alla misura del mondo42
Pierre Méchain: dalle comete alla misura del mondo
Massimiliano Razzano
Noto agli astrofili per gli oggetti di profondo cielo scoperti con Messier, partecipò a una delle più avventurose spedizioni scientifiche della StoriaSfogliando i manuali di astronomia o le pagine di Nuovo Orione, capita spesso di incontrare nebulose, ammassi stellari o galassie del Catalogo di Messier. È semplice riconoscerli perché sono identificati da una M seguita da un numero: per esempio, M31 indica la Grande Galassia di Andromeda. Nonostante siano raccolti in questo Catalogo – il primo dedicato agli oggetti “non stellari” – alcuni di questi oggetti non furono scoperti da Charles Messier, ma furono osservati per la prima volta da Pierre Méchain, che nel Settecento osservava il cielo da Parigi insieme a Messier. Tutti gli astrofili conoscono la figura di Messier, ma non tutti sanno che anche Méchain diede un grande contributo alla scienza, e non solo a quella astronomica. In piena Rivoluzione Francese, fu scelto per partecipare a una delle più grandi imprese scientifiche di tutti i tempi. Era l’estate del 1792, quando Méchain, a bordo della sua carrozza, si diresse a sud di Parigi per iniziare la misura del meridiano terrestre, allo scopo di definire un’unità di misura universale per le lunghezze. Da quella impresa derivò il metro, fondamento del Sistema Internazionale delle unità di misura, ormai praticamente adottato in tutto il mondo. A quell’epoca Méchain aveva quasi cinquant’anni ma si era già distinto per il suo talento in ambito scientifico, fin da quando era un ragazzino cresciuto nel nord della Francia.
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L’eclisse parziale di Luna del 25 aprile48
L’eclisse parziale di Luna del 25 aprile
Walter Ferreri
Potremo assistere all’evento in tutte le sue fasi, ma non si tratta di un fenomeno appariscenteLa Luna Piena del 25 aprile ci porta un’eclisse lunare catalogata come “parziale”: la terminologia è corretta, ma la grandezza di quest’eclisse è 0,015: solo di poco più di 1/100! In pratica, ci appare come un’eclisse totale di penombra. Tutta la fase d’ombra dura 27 minuti scarsi. Quindi, per sgombrare il campo da grandi aspettative, diciamo subito che non si tratta di un fenomeno vistoso o da mostrare a persone inesperte, che a malapena noteranno l’evento. Ma in un anno come questo, avaro di eclissi degne di nota per l’Italia, anche questo in cui la Luna rimane per oltre 4 ore nel cono di penombra terrestre è tutto sommato un fenomeno a cui conviene prestare attenzione. In questa eclisse, la Luna transita a sud del centro del cono d’ombra terrestre; per questo, solo il lembo nord della Luna verrà a immergersi nell’ombra. In Tabella 1 sono forniti i tempi del fenomeno, in orario legale estivo. L’aspetto positivo di questa eclisse è che risulta del tutto visibile dall’Italia, tranne la fase iniziale per le regioni a nord e la Sardegna. Soprattutto a nord-ovest, la Luna sorge significativamente dopo il primo contatto di penombra (per esempio, a Torino la Luna sorge alle 20h e 22m).
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Una notte a Las Campanas50
Una notte a Las Campanas
Cesare Guaita
La visione diretta del cielo dal deserto di Atacama è indimenticabile e giustifica l’altissima concentrazione di telescopi in quella regionell sogno di qualunque astrofilo appassionato di stelle e di natura è sempre stato quello di poter passare una notte intera tra le cupole di uno dei massimi Osservatori al mondo, sotto il cielo più bello del mondo. Uno dei luoghi più straordinari e incontaminati è il deserto di Atacama, sulle Ande Cilene: non a caso, qui USA ed Europa hanno collocato, nell’ultimo mezzo secolo i massimi Osservatori della nostra generazione. Alla fine degli Anni 60, gli Americani realizzarono le prime cupole a Cerro Tololo e a Las Campanas, mentre gli europei dell’ESO (European Southern Observatory) portarono i primi strumenti a La Silla, a due passi da Las Campanas e 160 km più a nord di Tololo. Alla fine degli Anni 90, l’ESO avrebbe completato la sua massiccia invasione del deserto di Atacama con la costruzione dei quattro telescopi VLT da 8,2 sul Cerro Paranal, 700 km più a nord di La Silla e con la decisione di collocare sul Cerro Armazones (a due passi da Paranal) il telescopio E-ELT, un mostro da 42 m che ingloberà, entro questo decennio, tutte le soluzioni tecnologiche emerse in 50 anni di studi.