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Materia oscura. Il cerchio si stringe40
Materia oscura. Il cerchio si stringe
Giuseppe PerliniSono una quarantina gli esperimenti in corso nel mondo per scoprire la natura di quel 27 per cento di universo che ci sfugge (per non parlare del 68% dell’energia oscura). I primi risultati di AMS e LUX sembrano in contraddizione. Un campo di ricerca tra i più affascinanti della cosmologia e della fisica fondamentale
Se i cosmologi possono da un lato sentirsi orgogliosi per essere riusciti nell’ultimo secolo a comprendere alcuni importanti segreti sull’universo riguardanti la sua geometria e la sua espansione, la nucleosintesi iniziale e l’evoluzione stellare, dall’altro si sentono perplessi e in difficoltà nello scoprire che più del 95% del contenuto dell’universo è composto di materia oscura e di energia oscura, delle quali si sa obiettivamente poco (nel primo caso) o praticamente nulla (nel secondo).
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L’oro nero dell’universo49
L’oro nero dell’universo
Giulia Alice FornaroÈ la materia oscura: come se fosse il più nobile e prezioso dei metalli la si cerca in una vecchia miniera nelle Black Hills. Qui è stato costruito lo strumento più sensibile finora concepito per rivelare questa elusiva componente dell’universo. I primi risultati (negativi) suggeriscono di ridefinire alcune assunzioni su queste misteriose particelle
Si chiama LUX, luce in latino e acronimo di Large Underground Xenon. È un esperimento di fisica delle particelle con lo scopo di “far luce” sul mistero della materia oscura. Questa “sostanza” misteriosa comporrebbe il 27% della materia esistente nell’universo ma oltre ottant’anni di soli indizi e vent’anni di tentativi di rivelazione non ci hanno ancora permesso di vederla. Eppure è indispensabile per giustificare il comportamento gravitazionale delle galassie e molte sono le teorie elaborate per descriverne le probabili caratteristiche.
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A 500 anni luce c’è una Terra bis54
A 500 anni luce c’è una Terra bis
Mario Di MartinoGrazie al satellite Kepler e ad osservazioni fatte con i giganteschi telescopi Keck II e Gemini North, è stato scoperto Kepler-186f, un pianeta simile al nostro in orbita nella “fascia di abitabilità” di una nana rossa
Kepler-186 è un’anonima stellina che dista da noi circa 500 anni luce, in direzione della costellazione del Cigno. Ha una massa che è di poco inferiore alla metà di quella del Sole e la sua luminosità è pari soltanto il 4% di quella della nostra stella. Queste caratteristiche la fanno rientrare nella categoria delle cosiddette “nane rosse” di classe spettrale M, un tipo di stelle molto comune e che rappresentano oltre il 70% del centinaio di miliardi di stelle di cui è formata la nostra Galassia.
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Vegliano su Aosta il Sole e il Capricorno58
Vegliano su Aosta il Sole e il Capricorno
Stella Bertarione - Giulio MagliLa città fu progettata in modo tale che un asse stradale puntasse al sorgere del Sole il giorno del solstizio d’inverno, e dunque anche al sorgere del Capricorno, il segno prescelto dal suo fondatore Augusto
Non siamo abituati a guardare le stelle. Purtroppo, è inevitabile. Solo chi vive lontano dalle città può sfuggire alle luci cittadine e all’inquinamento dell’aria, fattori che impediscono di vedere la maggior parte degli astri. Un tempo non era così. L’osservazione dei cicli celesti era fondamentale, ad esempio, per studiare il succedersi delle stagioni e prevedere i periodi della semina e del raccolto. Di conseguenza astronomia e potere erano strettamente legati, e regnanti di ogni epoca si accreditarono come “garanti” dei cicli celesti e del calendario, a partire dai faraoni dell’Antico Regno in Egitto.
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Qui nascono le lenti per i raggi gamma64
Qui nascono le lenti per i raggi gamma
Antonio Lo CampoLe sta mettendo a punto Filippo Frontera all’Università di Ferrara applicando una scoperta che cento anni fa diede il Nobel a Max Theodore von Laue. La radiazione oltre 100 keV focalizzata in speciali microcristalli curvi
Si chiamano “lenti di Laue”. Prendono il nome dal loro scopritore, lo scienziato tedesco Max Theodore von Laue, premiato con il Nobel per la fisica esattamente cento anni fa, nel 1914. Il Nobel gli fu assegnato per la scoperta della diffrazione dei raggi X nei cristalli. Una scoperta che ancora oggi trova importanti applicazioni in diverse discipline scientifiche, inclusa l’astrofisica spaziale.
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Ma l’astronomia a che cosa serve?68
Ma l’astronomia a che cosa serve?
Franco VazzaUna ricerca pubblicata lo scorso anno dall’Unione Astronomica Internazionale fa il punto di tutto quanto l’Astronomia è riuscita a regalarci (stelle e galassie a parte)
Mettiamo che un amico ci ponga la seguente domanda, del tutto legittima e solitamente di non facile risposta: a che cosa di preciso serve l’astronomia? Non è raro, fra l’altro, a chi ha esperienza di divulgazione scientifica, sentirsi porre la stessa domanda alla fine di una conferenza di astronomia da parte di un pubblico che, proprio perché presente in sala, si suppone sia almeno in qualche modo interessato ai temi scientifici.
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Un tris di stelle sfida Einstein70
Un tris di stelle sfida Einstein
Massimiliano RazzanoDue nane bianche e una pulsar danno vita a un sistema stellare molto raro e importante per l’astrofisica. Gli scienziati lo vogliono usare per mettere alla prova la teoria della relatività generale e in particolare il principio di equivalenza
Mentre completava il dottorato di ricerca Jason Boyles non immaginava che il suo lavoro sarebbe servito a sfidare Albert Einstein. O meglio, a mettere alla prova la sua formulazione delle leggi della gravità, presentate nella teoria della relatività generale apparsa nel 1916. Alcuni anni fa Boyles stava lavorando sui dati raccolti dal Green Bank Telescope (GBT), un grande radiotelescopio da 100 metri installato in una delle sedi del National Radio Astronomy Observatory (NRAO) nello stato americano della Virginia Occidentale.
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Tra i crateri lunari con l’ultima webcam75
Tra i crateri lunari con l’ultima webcam
Piero BianucciLa camera ASI034MC della ZhenWang Optical fornisce buone immagini in rapporto al prezzo ed è di facile uso. Nelle serate di osservazione aperte al pubblico è un ottimo supporto alla divulgazione. Un confronto con la NexImage 5 della Celestron
Tra gli appassionati di astronomia c’è chi si accontenta di guardare. Sono i cosiddetti “visualisti”, che a loro volta si dividono in cultori del cielo profondo e in cultori del Sistema solare. I primi devono procurarsi strumenti a grande apertura da usare sotto cieli bui, i secondi di solito sono costretti alla loro scelta dal fatto che abitano in città e per vari motivi devono usare come osservatorio il proprio balcone. Ai visualisti si contrappongono i cultori della fotografia astronomica: si tratti di deboli galassie e nebulose o di Luna e pianeti, per loro ciò che importa è fissare un’immagine il più possibile perfetta degli oggetti celesti che inquadrano.