Le Stelle nr. 72 Aprile 2009
-
Cataclismi cosmici32
Cataclismi cosmici
Robert Zimmerman
Quando i buchi neri giganti si scontrano, lo spazio-tempo nei dintorni trema
La collisione tra due buchi neri supermassivi, una delle conseguenze della fusione di due galassie, è il cataclisma finale, quello che per circa un’ora provoca un’emissione di energia maggiore di quella di tutte le stelle visibili insieme. Peraltro, per riuscire a formare i miliardi di maestose galassie sparse nel cielo, gli astronomi pensano che questi eventi debbano essere accaduti spesso, mentre le prime galassie si consolidavano e crescevano. Eppure, sebbene i cieli siano cosparsi di un’infi- nità di galassie che si stanno fondendo, sono stati rilevati pochi sistemi binari di buchi neri supermassivi, naturali precursori di queste unioni titaniche. Come ha notato un gruppo di astronomi in una pubblicazione, “è in qualche modo imbarazzante che solo pochissimi casi di sistemi binari di buchi neri abbiano avuto conferma”. Ma niente paura. Proprio in questo momento, scienziati e ingegneri stanno affrontando il problema su più fronti, perché gli astronomi non solo stanno sviluppando tecniche per scoprire buchi neri binari supermassivi, ma sperano anche di vederli un giorno in diretta, nel momento in cui essi si scontrano e si fondono. Tags:ASTROFISICA -
L’impatto del Sole sul clima terrestre38
L’impatto del Sole sul clima terrestre
Kristina Grifantini
Le variazioni della radiazione solare influenzano il clima della Terra con modalità che gli scienziati stanno ancora cercando di comprendere
Visto dalla Terra, il Sole appare come un disco liscio e brillante che riscalda il nostro pianeta. Ma se potessimo sorvolare quel globo ardente vedremmo un calderone sconvolto da gigantesche correnti. In questo mare di gas in movimento a 5.500 °C, appaiono dal nulla vortici scuri, che possono durare ore o mesi, e sembrano ruotare lentamente attorno al Sole. Attraverso telescopi opportunamente filtrati, e a volte senza bisogno di ingrandimento, queste macchie solari sembrano schizzi di inchiostro sul disco pallido. Si tratta però di molto di più di un semplice “difetto estetico”: la comparsa e la scomparsa di queste macchie indicano che l’umore caotico del Sole può influenzare il clima della Terra. Tags:SISTEMA SOLARE -
La ricerca della vita su Marte dopo Phoenix44
La ricerca della vita su Marte dopo Phoenix
Cesare Guaita
Dopo la fine della missione Mars Phoenix è tempo di bilanci: le analisi condotte sul terreno marziano hanno riscontrato un ambiente compatibile con la presenza di sostanze organiche. Ma, forse, alcuni involontari errori nella strategia di ricerca ne hanno finora impedito la rivelazione diretta
Nella primavera del 2003 un folto gruppo di geologi guidati da R. Navarro- Gonzales (Università di Città del Messico) concluse l’analisi biologica di una serie di campioni raccolti nel deserto di Atacama (Cile settentrionale) tra una latitudine compresa tra i 24° S, presso l’antica città di Yungay (dove il deserto è totalmente secco), e i 28° S (dove il clima comincia a divenire meno arido). Lo scopo primario di questo studio, iniziato nell’ottobre ’97, era quello di decifrare gli enigmatici risultati della ricerca di vita microbica condotti su Marte a metà degli anni ’70 dalle sonde Viking, utilizzando un terreno (quello del deserto di Atacama, appunto) apparentemente simile a quello delle regioni marziane di Cryse e di Utopia, dove le navicelle Viking si erano posate nell’estate del 1976 e avevano lavorato per alcuni anni. In particolare, si voleva cercare un nesso tra i risultati analitici ottenuti da entrambi i Viking, alcuni dei quali apparivano decisamente contraddittori. Tags:SISTEMA SOLARE -
LRO, ritorno alla Luna56
LRO, ritorno alla Luna
Antonio Lo Campo
Nel 40esimo anniversario della storica missione dell’Apollo 11 una nuova missione della NASA, seppur senza equipaggio, torna a occuparsi molto da vicino del nostro satellite naturale
All’inizio della corsa spaziale, con le prime missioni esplorative della Luna, molte delle sonde automatiche russe e americane, a causa di guasti tecnici o errori di calcolo, finivano per schiantarsi sulla superficie selenica, con conseguente rammarico da parte di tecnici e scienziati da terra. Ora invece, sulla Luna si va anche per inviare delle sonde spaziali a schiantarsi deliberatamente sulla sua superficie, per scopi scientifici ben precisi. Lo hanno fatto gli europei dell’ESA nel settembre 2006 inviando la sonda Smart-1 a infrangersi sul terreno selenico, così come lo hanno fatto in passato russi e giapponesi per ottenere dei primati. Ma, soprattutto, lo faranno gli americani con una missione che porta la sigla LCROSS (Lunar CRater Observation and Sensing Satellite – letteralmente “satellite per il monitoraggio e l’osservazione dei crateri lunari”), una piccola sonda dotata di un sistema di impatto che verrà “trasportata” fino alla Luna dalla sonda principale, la Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO). Tags:ASTRONAUTICA