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L'ANTIMATERIA SARA' LA BENZINA INTERSTELLARE1
L'ANTIMATERIA SARA' LA BENZINA INTERSTELLARE
Giovanni F. BignamiOggi costerebbe 25 miliardi di dollari al grammo e non si saprebbe come immagazzinarla e utilizzarla. Ma domani, chissà... Qualche pagina da "Il mistero delle sette sfere" il nuovo libro di Giovanni F. Bignami, presidente dell'Istituto Nazionale di Astrofisica
Per affrontare un viaggio interstellare l'Homo sapiens avrà bisogno di un'astronave che corra a molte migliaia di km/s, cioè una frazione già misurabile della velocità della luce, una frazione il più grande possibile. Anche così ci vorrà molto tempo ad andare (e forse tornare?) anche solo ad Alpha Centauri, o Epsilon Eridani o Tau Ceti. Ma almeno abbiamo un progetto nel quale possiamo pensare (sognare) di imbarcarci, magari contando su due generazioni a bordo... Volutamente, lasciamo nel vago i tempi. Vediamo solo come fare, concettualmente, a spingere un'astronave (che immaginiamo con una massa di qualche migliaio di tonnellate) ad una frazione significativa della velocità della luce. La risposta è: annichilazione di materia-antimateria.
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QUEI MOSTRI VORACI DI STELLE3
QUEI MOSTRI VORACI DI STELLE
Suvi GezariBuchi neri dormienti si tramutano in belve fameliche quando stelle vagabonde transitano nelle loro vicinanze risvegliandoli dal letargo
La stella sfortunata che si muove troppo vicino a un buco nero super- massiccio va incontro ad una fine catastrofica. Dapprima la stella si stira un po’ a causa delle forze di marea, proprio come gli oceani della Terra si alzano in risposta alla gravità della Luna. Entro mezz’ora circa, lo stress gravitazionale crescente disgrega letteralmente la stella. I resti stellari si distribuiscono in un’ampia spirale; il gas che non è eiettato ad alta velocità finisce con l’alimentare il buco nero, irraggiando luce e calore prima di sparire nel suo stomaco affamato. Gli astronomi ipotizzarono per la prima volta nel 1975 che talvolta le stelle potessero diventare vittime della disgregazione gravitazionale a causa di un buco nero, ma ci sono voluti vent’anni perché venissero osservati i primi casi convincenti. Negli ultimi cinque anni, due novità hanno sostanzialmente aumentato le possibilità di scoperte in questo campo.
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IL TELESCOPIO DI EINSTEIN6
IL TELESCOPIO DI EINSTEIN
Eden OrionUn riflettore newtoniano da 20 centimetri realizzato esplicitamente per il famoso fisico fu a lungo dimenticato, ma è stato di recente restaurato e reso nuovamente funzionante
Una notte del dicembre 2007 ricevetti una telefonata dalla Hebrew University di Gerusalemme. L’interlocutore mi disse che aveva sentito una mia conferenza sulla costruzione di telescopi e mi chiese se fossi interessato a risistemare uno dei loro vecchi telescopi. “Chi era il proprietario originale del telescopio?” domandai. “Einstein” mi fu risposto. “Albert?” “Sì, era il suo telescopio” disse l’uomo che era al telefono. “Lo donò all’Università molti anni fa. Voleva che i ragazzi di Israele potessero usarlo e scoprire il meraviglioso mondo dell’astronomia”. Avevo già costruito parecchi telescopi di varie dimensioni, per cui pensai che avrei potuto accettare questo lavoro. Dopo molti incontri, all’inizio del 2008 mi accollai il progetto e mi recai al Joseph Meyerhoff Youth Center for Advanced Studies presso la Hebrew University, dove veniva custodito il telescopio. Si trovava nell’atrio d’ingresso sopra una montatura equatoriale: era un riflettore newtoniano da 20 cm, con un rapporto focale di circa f/8.
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BUIO E STELLE in Valle d'Aosta20
BUIO E STELLE in Valle d'Aosta
Albino CarbognaniA Saint-Barthélemy un cielo eccezionale (magnitudine 21,5 per secondo quadrato) al servizio di strumenti usati per studi su esopianeti, asteroidi, comete e galassie attive. Un’importante struttura della Regione che fa convivere ricerca, didattica, divulgazione
Nella Regione Autonoma della Valle d’Aosta, la più piccola d’Italia, ricca di antichi castelli e montagne innevate, opera un Osservatorio inaugurato quasi esattamente dieci anni fa, nel maggio 2003, a Lignan, frazione del Comune di Nus, a 1675 m di altitudine nella valle di Saint-Barthélemy. L’Osservatorio astronomico della Valle d’Aosta (OAVdA), con il Planetario di Lignan, è gestito dalla Fondazione Clément Filliétroz. Il suo funzionamento è regolato dalla Legge regionale n. 11 del 1° giugno 2007, che definisce l’Osservatorio come un Centro di cultura e di ricerca scientifica. L’attività dell’OAVdA si articola infatti in ricerca (incluso il sostegno a tesi di laurea e di dottorato), didattica con le scuole e divulgazione con il pubblico. In particolare, il centro valdostano è l’unico osservatorio astronomico regionale d’Italia ad avere un accordo di collaborazione scientifica, didattica e divulgativa con l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) firmato dal direttore della Fondazione con il presidente dell’Inaf.
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ANCHE GLI ASTRONOMI (talvolta) sbagliano4
ANCHE GLI ASTRONOMI (talvolta) sbagliano
Piero BianucciCuriose vicende di errori in buona e cattiva fede: la numerologia delle piramidi di Piazzi Smyth, gli abitanti lunari attribuiti a John Herschel, il pianeta Vulcano “scoperto” da Le Verrier e Lescarbault, il “ghiaccio cosmico” che affascinò Hitler, l’“orgone universale” di Reich, gli influssi solari di Piccardi, i “nodi” geomagnetici di Hartmann
Oggi l’arcipelago delle Canarie ospita due grandi osservatori astronomici internazionali: uno, diciamo così, per il giorno e uno per la notte. Sull’isola di Tenerife, al margine della caldera del vulcano Pico del Teide, svettano alcune tra le più moderne torri solari. Più a ovest, nell’isola di La Palma, sull’orlo della caldera di Taburiente, sono sparse molte cupole che proteggono, tra gli altri, il telescopio “Herschel” da 4,2 metri del Regno Unito, il super-telescopio da 10 metri spagnolo e il telescopio nazionale italiano “Galileo”. Entrambi gli Osservatori traggono grande vantaggio dal minimo inquinamento luminoso, dall’alta quota e da un flusso di vento laminare che tiene le nubi al di sotto delle località dove si trovano gli strumenti stabilizzando il seeing. Il primo astronomo a segnalare le isole Canarie, e in particolare Tenerife, come un luogo ideale per installarvi un osservatorio astronomico fu, nel 1856, Charles Piazzi Smyth.
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AL LAVORO TRA BINARIE X E LAMPI GAMMA4
AL LAVORO TRA BINARIE X E LAMPI GAMMA
Andrea SimoncelliAttratto dalla scienza fin da ragazzo, Paolo D’Avanzo è oggi un post-doc dell’Osservatorio Astronomico di Brera. Grazie alle numerose collaborazioni internazionali alle quali partecipa, è riuscito a dare il proprio contributo a lavori di spessore sui sistemi binari X e sui lampi gamma
Nel febbraio del 2003 fui invitato presso l’Osservatorio Astronomico di Brera (nella sede di Merate) per un talk relativo alle osservazioni ottiche e infrarosse di un lampo gamma (Gamma-Ray Burst, GRB), i cui risultati erano stati da me discussi pochi mesi prima nella tesi di laurea. Ricordo che arrivai il giorno prima della conferenza e, dopo essere stato accolto da alcuni ricercatori, conobbi molti studenti, tra i quali Paolo D’Avanzo che stava preparando la sua tesi in astrofisica. Trascorsi buona parte della notte, in ansia, davanti a un computer della sala laureandi per ripassare il discorso che mi apprestavo a fare l’indomani. Paolo mi aveva accompagnato ed era rimasto con me per tutto il tempo; mi conosceva appena, ma a me sembrava già di frequentarlo da una vita! Non dimenticherò mai la disponibilità dimostrata nei miei confronti e mai avrei immaginato che saremmo diventati grandi amici, anche grazie alla mia successiva permanenza a Merate. Ora Paolo è un affermato post-doc dell’OAB, autore e coautore di molte scoperte, alcune delle quali di notevole importanza, relative alle binarie X e ai GRB. Lo abbiamo incontrato per chiedergli di raccontarci la sua storia e le sue principali attività di ricerca.