Le vostre domande

• Domanda fatta da: Andrea Rapposelli, [email protected], 28/04/2018

  
  

  Buongiorno, vi chiedo un parere e/o un consiglio. Possiedo, da poco, un piccolo Mak 90/1250 (e un TS APO 66/400), nonchè due lenti di barlow (una Orion 2x e una AstroEngineering 4x). Con l'approssimarsi dell'opposizione di Marte ho 'rispolverato' la mia vecchia Celestron Neximage, da tempo inutilizzata, e ho provato a usarla con il Mak con entrambe le barlow. Non se sia la scarsa apertura del Mak o se la camera denunci qualche limite di età o funzionamento, ma di fatto non sono riuscito ad usarla, se non in assenza delle barlow, nemmeno con la Luna. Sempre con il Mak 90 ho fatto allora un tentativo di ripresa in modalità filmato con la mia Reflex Pentax e con la barlow 2x riuscendovi positivamente. Considerando che in passato ho usato senza problemi la Neximage abbinata alla barlow 4x anche con un rifrattore acromatico 80/900, anche questo non propriamente uno strumento molto aperto, mi chiedevo se secondo voi il problema sia più legato alla lunga focale dello strumento, che le barlow portano all'estremo, o a limiti della vecchia Neximage. In alternativa stavo valutando l'acquisto di una ZWO ASI 120MC... cosa pensate di un abbinamento Mak90, Barlow 2x/4x e ASI 120?

  risponde Federico Manzini

  Buongiorno Rapposelli,

  il 'piccolo' Mak le darà sicuramente qualche soddisfazione durante questa opposizione marziana, mentre la Neximage appare piuttosto datata: negli ultimi due anni sono stati prodotti sensori di nuova generazione, molto più performanti di quello che equipaggia la sua camera. Il loro abbinamento ad una elettronica più efficiente ha prodotto dei risultati eclatanti nell'astrofotografia planetaria. Bisogna ora dedicare più tempo ai trattamenti delle immagini di quanto ne sia necessario per le riprese!

  La sua eventuale scelta per una nuova camera di ripresa è corretta, ma escluderei la Barlow 4x nel percorso ottico perchè produrrebbe sovracampionamento, ovvero ogni pixel della camera registrerebbe un'area della superficie planetaria troppo limitata con perdita di segnale.

  Oltre alle ZWO, prima dell'acquisto consideri anche le camere equivalenti prodotte da Altair e da QHY.

  A presto, cieli sereni

  Federico Manzini

• Domanda fatta da: Valter Ramazzotto, [email protected], 14/04/2018

  
  

  Salve a voi tutti avrei una semplice domanda da porvi: mi potete spiegare come funziona l'astroinseguitore star adventure skywatcher, sarei intenzionato a prenderlo per foto con fotocamera, ma onestamente non riesco a capire come fa a puntare l'oggetto da fotografare. Ho bisogno del vostro aiuto grazie infinite.

  risponde Federico Manzini

  Buongiorno Ramazzotto,

  non è una domanda per una risposta tanto... semplice.

  Abbiamo già pubblicato due test di strumentazioni Sky-Watcher simili, tanto per lo Star Adventurer (Nuovo Orione 283), quanto per il Mini Star Adventurer (Nuovo Orione 308). La pregherei di riferirisi a qugli articoli per ricavare informazioni sul loro funzionamento.

  Il fatto che siano strumenti per fotografia con una fotocamera, favorisce il puntamento degli oggetti celesti perchè il campo inquadrato dagli obiettivi fotografici è molto ampio, non c'è infatti bisogno di nessun cercatore per questa operazione. A dire il vero, è solo leggermente più complessa se lei arriva ad utilizzare un obiettivo da 200 mm di focale. In questo caso però può ricorrere ad una ripresa di 'puntamento' direttamente con la fotocamera: una semplice posa di una trentina di secondi che le mostri come è inquadrato il campo.

  A presto, cieli sereni

  Federico Manzini

• Domanda fatta da: Augusto Galliano, [email protected], 29/04/2018

  
  

  Quale camera ZWO è più adatta a riprendere le nubi di Venere ,con l'ausilio del filtro apposito? Quale filtro, quello della Basket oddell'Artesky?

  risponde Giuseppe Donatiello

  Venere si rende visibile a sera e cresce di conseguenza il desiderio di catturare qualche bella immagine di questo luminoso pianeta. Tuttavia, a dispetto della forte luminosità che lo pone al terzo posto tra i corpi celesti, giusto dopo il Sole e la Luna, Venere non è un pianeta facile. Soprattutto dopo il tramonto o prima dell’alba, risente molto dell’agitazione atmosferica e le buone condizioni di ripresa sono veramente rare. Per tale ragione è sempre consigliabile, quando possibile, osservare e riprendere il pianeta quando è ancora abbastanza alto con cielo piuttosto chiaro.

  Il primo passo, a mio parere propedeutico, consiste nel riprendere il pianeta in luce bianca con una certa regolarità per registrare la variazione delle fasi nel corso di un’intera apparizione. Le varie immagini andranno poi riunite in un collage che le esponga simultaneamente oppure composte in una GIF animata. Già un tale progetto è piuttosto impegnativo e realizzabile con giusto un po’ d’impegno. Anche un piccolo telescopio sarà sufficiente allo scopo e le immagini si potranno ottenere addirittura con fotocamera compatta o smartphone accostati all’oculare. Ma lei desidera riprendere le nubi, e qui le cose si complicano non poco perché la coltre venusiana presenta un’albedo elevata nella regione visibile e manifesta il miglior contrasto nella regione dell’Ultravioletto vicino e dell’Infrarosso Vicino. In verità, anche nel visibile sarebbe possibile registrare qualche tenue variazione di brillanza delle nubi, ma l’entità di tali differenze è talmente minima che bastano anche modeste variazioni di settaggio nella camera planetaria per inibirne la registrazione.

  La prima via per avere successo è di riprendere in NUV (Near Ultra-Violet) dove le nubi di Venere manifestano il massimo contrasto. In tale banda si registra la sommità delle nubi, a circa 80 km dalla superficie, in cui si manifesta la cosiddetta super-roatazione atmosferica che porta le nubi a completare una rotazione in appena quattro giorni all’equatore, contro i 243 della superficie. Tali correnti sono a velocità differenziale e per questo motivo si produce la famosa forma a V che spesso vediamo nelle immagini.

  Una seconda via è di riprendere alle lunghezze d’onda del vicino infrarosso dove sono visibili starti e sistemi nuvolosi più interni che in UV e posti a circa 60Km d'altezza con velocità più lenta delle nubi sommitali, traducendosi in una rotazione completa in una settimana.

  Un discorso a parte meriterebbe la ripresa in Infrarosso in specifiche “finestre”, come quella intorno a 1000nm, in cui è possibile registrare anche l’emissione termica della caldissima superficie del pianeta. Compatibilmente con la trasparenza dell’atmosfera terrestre e del tenore di umidità nell’aria, è in questa regione che è possibile conseguire risultati di un certo interesse anche scientifico. Operando a 1000nm la superficie appare più chiara (calda) rispetto alle cime più scure (fredde) delle alture: dettaglio da non trascurare quando si confrontano le immagini con la topografia venusiana.

  Quale camera consigliare? Non specificando un budget di spesa non ci mette nella condizione di selezionare un prodotto specifico, a prescindere dalla marca. Tuttavia se il suo desiderio è di riprendere le nubi di Venere, dovrebbe selezionare un modello che permetta di raggiungere le regioni spettrali cui abbiamo accennato, vale a dire privo di filtro UV-IR cut.  Dovendo operare con filtri, sono nettamente preferibili le camere con modifica full-spectrum e, migliore ancora, con quella mono. Molto importante è scegliere una camera con sensore abbastanza sensibile in UV e IR, regione dove sovente le camere planetarie non eccellono. In ogni caso, tutte le recenti camere monocromatiche possono essere considerate equipollenti per QE relativa in tali regioni. Può sembrare paradossale ma le webcam cinesi, da pochi euro, manifestano una spiccata sensibilità in NIR e con esse ci è stato possibile ottenere esiti molto interessanti se accoppiate a filtri IR pass. Soppesando vari parametri che tengono in debito conto la facilità di ripresa, costi, sensibilità al seeing, suggeriamo di considerare le riprese in NIR, certamente più accessibili per poi passare a quelle in UV conseguita una certa pratica.

  Il filtro che consideriamo valido per una buona registrazione in NIR delle nubi è quello da 720nm che rappresenta un buon compromesso. Tenga sempre presente che qualsiasi filtro produce un certo assorbimento e con alcuni, anche il brillantissimo Venere, diventa pallidissimo. I filtri Baader Planetarium per UV e IR hanno fornito prova di validità, a un prezzo piuttosto elevato il primo, anche nella misura standard di 31,8 mm.

• Domanda fatta da: Sergio, [email protected], 20/04/2018

  
  

  Buongiorno, in vista della grande opposizione di Marte (oltre che per osservare Saturno e Giove) avrei pensato di 'aggiornare' la mia strumentazione. Ho un vecchio (21anni!) riflettore Newtoniano 200 f/6 su EQ5. Per vostra esperienza avrebbe senso alternare sulla montatura uno dei seguenti tubi ottici: - acromatico 120 f/8.3 - ED (doppietto) 102 f/7 Grazie e cieli sereni!

  risponde Walter Ferreri

   

  La grande opposizione di Marte merita senz’altro d’essere seguita, se non altro per la sua rarità (la prossima sarà nel 2035!).

   

  Se il suo riflettore è di buona qualità, nessuno dei due strumenti che cita sono in grado di farle vedere di più, neppure sui pianeti. Un’eccezione è rappresentata dalle notti di cattivo seeing, purtroppo attese per la bassissima altezza di Marte sull’orizzonte, soprattutto se lei osserva dall’Italia Settentrionale. Nel qual caso uno strumento chiuso e di diametro inferiore è meno penalizzato; tra i due strumenti che cita il caso più favorevole si ha con il 10 cm ED.

   

  Tenga presente che i Newton, contrariamente ad un’opinione piuttosto diffusa, anche per i pianeti vanno molto bene e meglio di diverse altre soluzioni ottiche di tipo Cassegrain, semplicemente perché hanno un’otturazione minore. Questa riveste un ruolo molto importante quando si tratta di discernere gli evanescenti dettagli planetari. Secondo una regola empirica che io condivido, un riflettore rende (sui pianeti) come un rifrattore del suo diametro meno quello dell’otturazione. Cioè, se, ad esempio, il suo ha un’otturazione di 6 cm, allora rende come un rifrattore da: 20 – 6 = 14 cm.

   

  Pertanto il nostro consiglio è di utilizzare lo strumento che già possiede (se, come accennato sopra, è di buona qualità); nel caso il suo sito sia affetto frequentemente da serate di cattivo seeing, un rifrattore ED da 10 cm sarebbe una alternativa da prendere in considerazione, anche per il fatto che l’EQ5 lo sostiene molto bene, mentre è alquanto al limite per un riflettore Newton da 20 cm a f/6.

   

                                                                             Un cordiale saluto,  Walter  Ferreri   

   

• Domanda fatta da: Gaetano Minerva, [email protected], 05/04/2018

  
  

  Nell'articolo di Walter Ferreri sull'opposizione di Marte e in particolare laddove illustra le varie regioni del pianeta che possono via via essere osservate, manca il riferimento ad una mappa sulla quale possano essere individuate, per poi riconoscerle durante le osservazioni. Personalmente, pur avendo osservato durante molte opposizioni e disponendo di un rifrattore da 15 centimetri di diametro, sono riuscito ad individuare soltanto la Syrtis Magna e la calotta polare. Poiché il periodo di tempo entro il quale si può completare l'osservazione dell'intera superficie marziana è di 36 giorni sarebbe possibile suddividerlo in 4 sottoperiodi di 12 giorni e con una fotografia o meglio con un semplice disegno far vedere che cosa si può riconoscere in ciascuno di essi? Esiste qualche animazione che possa far vedere la rotazione del pianeta e le formazioni visibili man mano che si manifestano le varie regioni del pianeta? Scusatemi se forse non sono stato molto chiaro. Gaetano Minerva Roma

  risponde Walter Ferreri

   

  Non è stato chiaro, è stato chiarissimo!

   

  Di mappe marziane che rispondano alle sue esigenze nella rete se ne trovano parecchie. E’ sufficiente digitare “mappe di Marte”, per vederne parecchie. Esistono anche animazioni. Noi, alla sua risposta che verrà pubblicata nella rivista ne alleghiamo due, che riportano sia i dettagli d’albedo (quelli visibili al telescopio dalla Terra) che le formazioni scoperte con le sonde spaziali.

   

  Trovo comunque molto strano che con il suo strumento sul disco di Marte riesca a scorgere solo la calotta polare e la Syrtis Major; molte altre formazioni minori sono accessibili ad un rifrattore, anche da soli 10 cm di diametro. E’ sicuro che il suo strumento sia in ordine? Provi a farlo esaminare alla Unitron Italia, a Roma, in via Gandino 37-41.

   

                                                                                      Un cordiale saluto,   Walter  Ferreri   

   

• Domanda fatta da: Galliano Augusto, [email protected], 16/04/2018

  
  

  Vorrei sapere se sempre riferendomi alle camere della ZWO andrebbe bene anche l'ASI 174 MC invece della MCC. Da quello che vedo nella gallery del sito ufficiale dell'azienda sembrerebbe di si . Lei che ne dice?

  risponde Federico Manzini

  Buongiorno Galliano,

  La differenza fra le due camere non è solo nella C mancante, ma in un sistema di raffreddamento molto più evoluto nella MCC. Quest'ultima ha anche un prezzo decisamente superiore.

  La stessa ZWO segnala che la ASI 174 MC USB3.0 è una camera astronomica a colori per riprese planetarie e autoguida, mentre la ASI 174 MCC offre prestazioni per deep-sky e fotografia essendo raffreddata fino a 30°C dalla temperatura ambiente per ridurre il rumore termico nel sensore.

  Quindi sta a lei decidere cosa acquistare e a quale tipo di ripresa dedicarsi con questa camera. Tenga comunque presente che il modello più avanzato le permette sicuramente di fare anche riprese planetarie, mentre quello di base avrà difficoltà a produrre buone immagini di cielo profondo

  A presto, cieli sereni

  Federico Manzini

   

• Domanda fatta da: Antonietti Ignazio, [email protected], 10/04/2018

  
  

  Se con un sensore monocromatico,da un sito mediamente inquinato,riprendo un soggetto che non emette nella lunghezza dell'idrogeno,e' comunque vantaggioso l'uso di un filtro H-alpha da 12nm rispetto ad un ottimo Idas LPS P2 ?

  risponde Giuseppe Donatiello

  Caro Antonietti, questa volta la risposta è semplice e meno articolata. Un filtro interferenziale H-alpha non serve solo per la riga dell'idrogeno e può essere considerato, in primis, un filtro monocromatico con cui ottenere immagini del cielo in una stretta banda. In altri termini, è come se sintonizzassimo una radio su una determinata frequenza in cui l'emissione dell'idrogeno, dovuta alla riga H-alpha, metaforicamente, ne rappresenta il segnale audio. Fotografando con tale filtro otteremo quindi una rappresentazione del cielo intorno a 656.28nm. Un filtro LPS farà invece passare una selezione dello sprettro, escludendo alcune regioni in cui si concentrano le righe indesiderate prodotte dall'illuminazione artificiale. La riga H-alpha risente poco dell'inquinamento luminoso, quindi un filtro stretto lavorerebbe bene anche da un sito suburbano, a patto di allungare opportunamente la posa. Invece un LPS può essere usato per ottenere delle immagini luminanza con tempi non molto differenti da quelli senza l'uso di alcun filtro (qualsiasi filtro sottrae sempre del segnale). In definitiva e a mio parere, entrambi sono utili e fruibili con utilizzi differenti. Dalla combinazione di entrambi può ottnere delle buone riprese di nebulose in scala di grigi (L+H-alpha), oppuure riprese filtrare RGB con cui comporre a colori L(H-alpha+R)GB, sino alle riprese narrow.

• Domanda fatta da: Fabio Di Stefano, [email protected], 09/04/2018

  
  

  Salve. Sono un vostro affezionato lettore dal 1992, vi seguo sempre con interesse e colgo l'occasione per ringraziarvi per il lavoro che fate per questa rivista. Vi scrivo per avere critiche e suggerimenti in merito a uno scatto che ho fatto all'ammasso del Presepe nella notte del 7 aprile 2018. L'immagine che ho allegato è stata ottenuta dalla somma di 200 scatti di 13' l'uno a 800ISO con una Canon EOS 1200D non modificata al fuoco di un telescopio Celestron Nexstar SLT 127mm, con l'aggiunta di 25 dark frames per rimuovere il rumore del sensore. I dark sono stati effettuati nelle stesse condizioni di scatto dei light frames. Per la somma delle immagini ho usato il software Deep Sky Stacker, mentre per la rielaborazione del file finale ho usato Lightroom per quanto riguarda l'aspetto 'estetico', insieme a Photoshop per aggiungere una maschera di contrasto. Per mettere a fuoco l'immagine ho provato a usare il software di corredo della mia Canon, attivando il Live view in modo tale da rendere l'immagine visibile dal PC, ingrandirla, e fare in modo che il fuoco sia il più corretto possibile. Aspetto una vostra risposta e porgo cordiali saluti.

  risponde Federico Manzini
  

  Buongiorno Di Stefano, grazie per le sue belle parole.

  I dati che ci fornisce appaiono congrui e significativi di una buona sessione di ripresa e di calibrazione. E' stata un'ottima idea quella di riprendere un ammasso aperto ben conosciuto: ci permette una indagine approfondita.

  La posa totale della sua ripresa ammonta a 43 minuti e sull'immagine che ci invia sono riuscito ad identificare quasi al limite della visibilità una stella di magnitudine 13,9. Direi che si sarebbe potuto raggiungere un limite superiore, almeno attorno alla sedicesima magnitudine, pur considerando le dimensioni contenute del suo strumento.

  Probabilmente il trattamento di post-produzione, successivo alla calibrazione ha tagliato molto. Forse converrebbe ripetere tutta la procedura facendo una maggiore attenzione al valore di fondo cielo.

  Ho 'tirato' un po' l'immagine e si osserva una disuniformità nel fondo: le immagini vanno sempre trattate anche con un flat field.

  A presto, cieli sereni, attendiamo altri suoi lavori

  Federico Manzini

   

• Domanda fatta da: Galliano Augusto, [email protected], 04/04/2018

  
  

  Quale ASI della ZWO , al disotto dei 1000€ , è adatta per il profondo cielo per il CPC800+rid. 6,3? Quali considerazioni sulla grandezze del pixel e del sensore? Il mio pc con 6 Giga di ram a quale ASI è adatto ? PS E' da escludere l'Altair Astro Hypercam IMX 183c v2 dati i suoi 20mpx per il mio PC?

  risponde Federico Manzini

  Buongiorno Galliano,

  lei ha idee molto chiare circa la direzione del suo acquisto, è sicuramente una indicazione che non lascia nulla al caso!

  Non mi dice però che tipo di sensore preferisce, se monocromatico o a colori. Presuppongo perciò che lei pensi al monocromatico a cui associare filtri per ottenere poi una resa RGB.

  Mi sembra che tanto la ASI 174MM-cool, quanto la ASI 183MM Pro possano essere altamente funzionali per il suo strumento, altrettanto la Altair da lei indicata; forse quest'ultima ha una minore efficienza nel raffreddamento del sensore.

  Per conoscere se un sensore si interfaccia bene con il suo strumento, usi questa formula che le permette di trovare il 'campionamento' di ciascun pixel, ovvero la risoluzione spaziale della sua immagine:

  risoluzione px = 206265 * (dimensione px in mm) / (focale del telescopio in mm)

  Faccio un esempio per pixel da 2,4 micron e una focale di 1260 mm: 

  risoluzione = 206265 * 0.0024 /1260 = 0.39 arcsec/px

  A presto, cieli sereni

  Federico Manzini

• Domanda fatta da: Danilo Palumbo, [email protected], 04/04/2018

  
  

  Buonasera. Se possibile, approfitto di questo spazio per una richiesta poco consona. Cerco dei numeri di Nuovo Orione tra il 2004 ed il 2006 (non disponibili come arretrati). Se qualcuno fosse interessato a venderli, può contattarmi. Sono i numeri: 146-157-159-162-163-164-168-171. Grazie.

  risponde Piero Stroppa

  Da quanto tempo non riceviamo una richiesta di acquisto/vendo? Una volta avevamo una rubrica apposita, che occupava più pagine della rivista, poi i sistemi diretti e istantanei su Internet hanno risolto tutto. E' con piacere che accogliamo questa richiesta, confermando l'indisponibilità del nostro magazzino e girandola quindi agli appassionati collezionisti di Nuovo Orione.