Le vostre domande

Domanda fatta da: Valerio Taddeucci, [email protected], 13/06/2018

Gentilissima redazione, grazie per i suggerimenti forniti da Federico Manzini sull'acquisto di un astroinseguitore, sono stati molto influenti sulla scelta dello strumento, che poi è ricaduta sullo Star Adventurer. Questa volta la domanda è di carattere scientifico. Ho recentemente letto il libro divulgativo 'Geometria del cosmo' dell'astrofisico Francese Jean-Pierre Luminet il quale, cercando una possibile forma di universo ben proporzionato, pensò allo spazio dodecaedrico di Poincarè, tendenzialmente sferico. Il libro fu scritto nel 2004, e lo stesso autore ci fa sapere che i nuovi dati del satellite WMAP e del satellite Plank Surveyor potrebbero confermare o confutare la teoria di uno spazio dodecaedrico multiconnesso. Questi nuovi dati hanno confutato la teoria oppure è vero che viviamo in un universo a forma di pallone da calcio ( così lo definì 'Nature' nel numero del 9 Ottobre 2003)? Se così non è, delle nuove scoperte ne hanno determinato la forma o la si sta ancora cercando? Cordiali saluti e cieli sereni.

risponde Walter Ferreri

Non c’è nessun dubbio che la cosmologia, insieme agli astri-mostro (principalmente i buchi neri) costituisca la branca dell’astronomia che fa più presa nel pubblico in generale. Non è un caso che, al di là dell’autorità del suo autore (Stephen Hawking!), il libro “Dal Big Bang ai buchi neri” sia stato quello che ha fatto registrare il maggior successo di vendite.

Purtroppo a questo forte richiamo la cosmologia, che sconfina nella filosofia e nella religione, oppone un esteso ventaglio di opzioni. Una di queste è stata presentata nel 2003 dal noto astrofisico francese Jean-Pierre Luminet nella prestigiosa rivista Nature. Come lei rileva egli effettivamente indica un universo finito nel cui modello è riuscito a riprodurre le osservazioni supponendo che abbia uno spazio analogo a quello di un solido con 12 facce pentagonali, ovvero un dodecaedro. In questo modello, se si esce da una faccia, si rientra da quella opposta. Ma questa è una raffigurazione semplificata, per rendere accessibile il modello ai nostri sensi. Questo universo multiconnesso è visualizzabile in un corno con una punta infinitamente lunga e stretta o in un imbuto dal gambo lunghissimo e strettissimo. Anche in questo caso, uscendo da un bordo, si rientrerebbe da quello opposto.

Questo modello ha indubbiamente una sua validità, ma anche con i recenti risultati di Plank e WMAP non siamo assolutamente in grado d’avere la certezza che sia quello corrispondente alla realtà. Cioè in cosmologia noi ora siamo un po’ nella stessa situazione di un esperto che debba indicare quale sia il risultato di una partita calcistica e che lo preveda in base a tutta una serie di conoscenze, anche molto approfondite. Sicuramente potrà formulare un risultato credibile ed anche probabile, ma non certo.

Un cordiale saluto, Walter Ferreri
Domanda fatta da: Salvo Lauricella, [email protected], 11/06/2018

Gentilissima redazione, desidererei avere una vostra opinione riguardo ad una foto scattata con un C8, filtro AstroSolar OD 3.8, Powermate 2,5X e PGR Grasshopper3 GS3-U3-28S4M. Se guardate attentamente la foto allegata noterete al centro dell'immagine la forma dello specchio del C8 e del secondario...come mai succede questo? si tratta di vignettatura? in tal caso è 'colpa' della Powermate e quindi converrebbe utilizzare una Barlow 2X, magari da 2 pollici? In attesa di conoscere la vostra opinione vi auguro cieli sereni.

risponde Federico Manzini

Buongiorno Lauricella,

innanzitutto complimenti per questa interessantissima immagine della granulazione solare risolta veramente bene; il video originale è stato trattato altrettanto bene è il risultato è sotto i nostri occhi! Ha per caso eseguito un'altro video a distanza di una mezzoretta? Si potrebbe vedere il movimento della superficie solare!

Ma veniamo a noi. Ho sfocato il suo originale con un filtro gaussiano, e reso in falsi colori: ciò che prima era appena visibile, diventa molto evidente. Si tratta proprio di un riflesso dovuto al primario.

Ora, sull'asse ottico sono inserite molte superfici riflettenti, non si può quindi definire da quale di queste derivi il riflesso; io propenderei per l'attuale Barlow o per l'oblò della fotocamera, viste le dimensioni ridotte del fenomeno (che anche in luminosità corrisponde solo ad alcuni millesimi). Bisognerebbe provare a 'modificare' i componenti su questo asse ottico e vedere i risultati. Un buon metodo sarebbe di agire esattamente come in astrofotografia del profondo cielo: riprendendo un flat field e calibrando l'immagine originale con quest'ultimo. Anche in questo campo, viste le grandi luminosità in gioco, sarebbe opportuno procedere per tentativi.

Attendiamo i risultati della sua analisi; a presto

Federico Manzini
Domanda fatta da: Fabio Di Stefano, [email protected], 30/05/2018

Salve. Sarei interessato a cimentarmi nella fotografia planetaria. Al momento dispongo di una Canon EOS 1200D che, purtroppo, non mi sta dando risultati soddisfacenti. Ho visto che si possono ricavare immagini migliori usando una camera planetaria. Dato che dispongo un telescopio Celestron Nexstar 127, volevo chiedervi se potreste guidarmi nell'acquisto di una camera planetaria da abbinare al mio telescopio, considerando che ho un budget massimo di 300euro. Vi ringrazio anticipatamente per la risposta e porgo cordiali saluti.

risponde Federico Manzini

Buongiorno Di Stefano,

il mercato è ricco di possibilità all'interno della fascia di prezzo che lei indica. Le camere planetarie che potrà individuare non avranno sensori grandi, ma fanno egregiamente il loro mestiere. Dovrà però individuare se desidera una camera con sensore a colori o monocromatico.

In campo ci sono aziende come Altair (Camera GPCAM2 IMX224), QHY (QHY5L-II), ASI (ASI120MC-S), e così via... Non sto a farle un elenco che potrà trovare personalmente cercando su internet con un motore di ricerca.

Il risultato comunque dipenderà dalle prestazioni del suo telescopio, ma anche dal seeing sopra il suo sito di osservazione e dalla sua abilità nel trattare i video che riprenderà.

A presto, cieli sereni

Federico Manzini
Domanda fatta da: Paolo Conti, [email protected], 20/05/2018

Salve e sempre auguri per la nostra rivista! Perché, quando si parla del fatto che la Luna ci mostra sempre la stessa faccia, si preferisce dare una spiegazione antiintuitiva e di non facile assimilazione ('la Luna ha la velocità di rotazione uguale a quella di rivoluzione'), piuttosto che dire che la Terra con la sua forza di gravità ha rallentato la velocità di rotazione della Luna fino a frenare il nostro satellite al punto che ora ci mostra sempre la stessa faccia? Questa mi sembra una idea che può essere meglio appresa e ricordata. Grazie

risponde Walter Ferreri

Siamo pienamente d’accordo con lei.

Il fatto è che spesso chi scrive cose di questo tipo non lo fa per scelta ma per scarsa conoscenza della materia. Ad esempio, il caso che lei cita si ritrova frequentemente nei testi scolastici, dove chi scrive di scienza spesso ha una preparazione specifica in un solo settore (ad esempio, biologia), per cui nelle parti in cui è meno preparato tende ad essere meno esaustivo o, addirittura, fuorviante. Casi più lampanti si hanno nelle riviste a largo spettro che riportano anche articoli di astronomia. Qui mi è capitato (in un mensile italiano molto diffuso) di verificare come i pezzi astronomici lasciassero alquanto a desiderare. Ma la giornalista che li firmava, essendo autrice anche di (molti) argomenti di natura del tutto differente, non poteva essere esperta in tutto.

In questi casi, a mio avviso, occorrerebbe l’umiltà di rivolgersi ad un esperto per un controllo, così si eviterebbero errori come quello che ho letto su un diffuso settimanale secondo il quale un gruppo di astrofili dell’Emilia Romagna tra gli astri che osservava con i propri strumenti ubicati nella loro Regione rientrava anche Alfa Centauri…

Grazie per gli auguri, Walter Ferreri
Domanda fatta da: Giacomo Forleo, [email protected], 23/05/2018

Se passassi dal mio Mak 127/1900 ad un C6 o ad un rifrattore ED 100 ne guadagnerei nelle osservazioni planetarie? Avreste altre soluzioni da consigliarmi (entro i mille euro)? Cordiali saluti e complimenti per la rivista. Giacomo

risponde Walter Ferreri

Direi che le soluzioni che propone non sono da prendere in considerazione, in quanto nell’osservazione planetaria non avrebbe un guadagno sensibile, pur utilizzando un’apertura leggermente superiore come quella offerta dal C6 (15 cm). Tra l’altro gli Schmidt-Cassegrain, a parità di diametro, sono ritenuti meno adatti dei Maksutov nell’osservazione planetaria. Il rifrattore ED da 10 cm dà sicuramente delle immagini più calme e si stabilizza termicamente prima ma la sua apertura ridotta non consente di apprezzare dettagli planetari più minuti di quelli alla portata del suo attuale Maksutov.

Le soluzioni ideali sono quelle che considerano Maksutov sui 18 cm o rifrattori apocromatici da 15 cm. Mentre per questi ultimi si è molto al di là della cifra da lei indicata, lo stesso non accade per i Maksutov da 18 cm o 7”. Con 1000 euro se ne acquista solo l’ottica, ma nel mercato dell’usato con questa cifra si può trovare un tale telescopio completo di montatura. In quest’ultimo caso occorre naturalmente avere garanzie dal venditore che lo strumento sia in buone condizioni e che si abbia la possibilità di restituirlo nel caso non risulti all’altezza delle aspettative. Fortunatamente il mercato dei telescopi di seconda mano è oggi molto fiorente grazie ai molti appassionati che tendono a disfarsi di un modello che abbia anche solo pochi anni quando ne esce uno nuovo o che tendono a cambiarli in ogni caso con una certa frequenza, più per “provarne” sempre di nuovi che non per non averne trovato uno adatto alle proprie esigenze.

Grazie per i complimenti, Walter Ferreri
Domanda fatta da: Daniele, [email protected], 23/05/2018

Spettabile redazione, avrei la possibilita` di comprare un rifrattore Celestron AC 150/750 Omni XLT CG-4 in Germania per 650euro (nuovo, demo vetrina). Possiedo gia` un Omegon Maksutov 127/1900 (accoppiato ad una nexstar slt). Per osservazioni visuali (prevalentemente 'planetarie') vedrei un miglioramento rispetto al mio mak, o il corto rapporto focale del rifrattore (f/5) pregiudicherebbe il risultato? Grazie e cieli sareni! Daniele

risponde Walter Ferreri

Diciamo subito che la cifra proposta è molto conveniente se in effetti lo strumento è un DEMO, ovvero uno che non è stato mai usato ma solamente esposto per essere mostrato o, al più, utilizzato solo per dimostrazione o testato (un po’ come le automobili a km 0). Premesso questo aspetto, che ne rende vantaggioso l’acquisto (il prezzo che si paga per questo telescopio nuovo è sui 1000 euro), per osservazioni planetarie può dare qualcosina di più del suo attuale Maksutov, ma poco di più e – ancora – preferibilmente utilizzando un filtro che ne attenui il forte residuo di aberrazione cromatica. Con il rifrattore, più che ulteriori dettagli, noterà con maggiore evidenza un’accresciuta luminosità.

C’è anche un altro aspetto da considerare; nonostante la compattezza del tubo, il peso è tale che una montatura CG-4 risulta alquanto sottodimensionata per quest’ottica. Questo vuol dire che l’uso dello strumento diventa problematico in presenza di un vento anche leggero e che non si può considerare la fotografia a lunga posa.

Nonostante queste controindicazioni, il mio consiglio è di acquistarlo ugualmente, in quanto se non dovesse risultare all’altezza delle sue aspettative, ha la possibilità di rivenderlo praticamente allo stesso prezzo o, al più, rimettendoci davvero poco, tipo 50 o 100 euro.

Insomma, male che vada, con un esborso nullo o assai limitato, ha la possibilità di farsi un’utile esperienza sulle potenzialità degli strumenti per l’osservazione planetaria.

Un cordiale saluto, Walter Ferreri
Domanda fatta da: Giulio, [email protected], 15/05/2018

Spetta. Le redazione volevo chiedervi un informazione, tra un Maksutov skywatcher 150/1800 e un Apo skywatcher 120/100 ED, sulle prestazioni planetarie secondo voi si equivalgono oppure c'è una netta premazia del Maksutov. L'ostruzione del Maksutov può far perdere l'ago della bilancia in favore del 120ED che non c'è la,naturalmente riguardante le prestazioni e riprese planetarie, per il deep sky so che il 120ED è superiore, grazie per una vostra e gentilissima risposta e complimenti per le ottime iniziative (vedi i programmi su Reteconomy) vi porgo cordiali saluti.

risponde Walter Ferreri

La sua domanda è una di quelle che dà adito a discussioni interminabili in quanto non esiste una risposta univoca. Vediamone il perché. Partiamo, ovviamente, dal presupposto che gli strumenti siano stati lavorati con la stessa perfezione ottica, (il che, spesso, in pratica non è).

Notiamo, a questo punto che la rifrazione dimezza gli errori di lavorazione mentre la riflessione li raddoppia; pertanto, mentre una lente che presenta errori fino ad un ½ di lambda è ancora soddisfacente, uno specchio con la stessa entità di errori non lo è affatto.

Fatte queste premesse, diciamo che in linea di massima l’immagine è più calma e leggermente più contrastata con i rifrattori (ovviamente il 120 mm è preferibile); leggermente più luminosa col Maksutov. Quanto a contrasti sui deboli dettagli planetari, come ho già avuto modo di dire, un’indicazione molto valida è quella secondo la quale uno strumento ostruito con barre di sostegno è paragonabile ad uno non ostruito equivalente a: diametro meno ostruzione. Facciamo un esempio: supponiamo che un 15 cm abbia un’ostruzione del 30%, ovvero di 4,5 cm. Allora, si ricava: 15 – 4,5 = 10,5 cm. Sul contrasto un riflettore classico da 15 cm equivale ad uno non ostruito da 10,5. Considerando, però che il Maksutov non ha barre di sostegno e il tubo chiuso, questo rapporto deve essere modificato, sia pure leggermente, in favore del Maksutov, ad esempio sottraendo al diametro non quello pieno dell’ostruzione ma il 75% di questa. In ogni caso quando il seeing è sfavorevole la bilancia pende a favore dello strumento non ostruito se solo leggermente minore, mentre la luminosità maggiore è sempre appannaggio dello strumento col diametro più grande. Per quest’ultima caratteristica, nell’osservazione visuale, tra gli strumenti che ha considerato, il Maksutov rimane avvantaggiato nella visione di astri deboli.

Grazie per i complimenti, Walter Ferreri
Domanda fatta da: Fabio Di Stefano, [email protected], 10/05/2018

Salve. Vi invio in allegato un'immagine di M67 scattata da me la notte del 26 aprile 2018 a Pistoia a soli due chilometri dal centro storico, dal balcone di casa, con un telescopio Celestron Nexstar 127mmSLT e con una Canon EOS 1200D non modificata. L'immagine è stata ottenuta dalla somma di 153 scatti da 13' l'uno a 800 ISO e da 25 dark frame scattati nelle stesse condizioni dei light frame. Purtroppo, ancora non so fare i bias e i flat, anzi, ne approfitto per chiedervi cortesemente un metodo per ottenerli. Per mettere a fuoco l'immagine ho collegato la mia Canon al suo software di corredo, ho attivato il live view e, mediante l'uso di una maschera di Bahtinov, ho cercato il miglior punto di messa a fuoco. Ho usato Deep Sky Stacker per la somma dei file, Lightroom per il bilanciamento del bianco e i toni, e Photoshop per migliorare la nitidezza con l'uso di una maschera di contrasto. Grazie anticipatamente per una vostra cortese risposta. Fabio

risponde Federico Manzini

Buongiorno Di Stefano,

la descrizione del processo che l'ha portata ad ottenere questa immagine è veramente completa. Lei ha fatto tutto ciò che era in suo potere per poi disporre di una immagine soddisfacente. Sono intervenuto sulla sua ripresa aumentando la saturazione dei colori e l'immagine finale mostra stelle giallo-arancio e azzurre, tipiche di M67.

Manca in effetti la calibrazione con un flat field, lo si vede quando si vuole 'tirare' l'immagine per incrementare il segnale di fondo cielo. La tecnica per ottenere un flat non è difficile: per le prime prove è sufficiente puntare un muro bianco (con il medesimo setup utilizzato per le immagini notturne) e scattare una decina di riprese facendo attenzione a non andare in saturazione in nessun punto di queste immagini. Toccherà poi a software come DSS trattare questi flat e calibrare ciascuna delle immagine di M67.

Le consiglierei questo indirizzo http://blog.teleskop-express.it/cosa-sono-e-come-ottenere-ottimi-flat-field/, dove potrà trovare spunti interessanti per imparare a 'costruire' il suo flat field.

A presto, cieli sereni

Federico Manzini
Domanda fatta da: Rossano Martini, [email protected], 27/04/2018

Spett.le Redazione. Gradirei sapere con quale software astronomico calcolate le simulazioni del cielo, in quanto, come appassionato, vorrei acquistarlo. Ringrazio e saluto cordialmente. Rossano Martini

risponde Piero Stroppa

Abbiamo girato la domanda al nostro esperrto Tiziano Magni, autore della rubrica 'Il Cielo del Mese' su Nuovo Orione e curatore delle Sky News sul sito Astronomianews.

Ecco di seguito la sua risposta:

Preg.mo sig. Martini,

Le specifiche esigenze dell’editoria specializzata nella divulgazione scientifica non sempre possono essere soddisfatte con i software commerciali e Nuovo Orione e le stelle non fanno eccezione: per realizzare le pagine del 'Cielo del mese' utilizzo programmi che sono stati da me realizzati e personalizzati e che non sono in vendita. Per quanto riguarda i disegni che illustrano i principali fenomeni celesti del mese le immagini che vengono pubblicate sulla rivista sono il risultato di una pesante elaborazione grafica applicata ad una base che è possibile ottenere anche con uno dei vari software di simulazione acquistabili o scaricabili liberamente da internet in quanto freeware o open source.

Tra quelli che conosco e che ho avuto modo di utilizzare ed apprezzare, consiglio:

- il programma open source Stellarium, disponibile per i principali sistemi operativi all’indirizzo http://stellarium.org/ ; tra le principali caratteristiche annovera una rappresentazione grafica della volta celeste particolarmente realistica e accattivante.

- Il programma commerciale Guide 9.1, acquistabile per $40,00 + $5,00 di spese di spedizione all’indirizzo https://www.projectpluto.com ; software non sempre di immediato utilizzo ma dotato di una ricca base di dati astronomici e che offre un gran numero di opzioni e ampie possibilità di personalizzazione.

Oltre ai ”planetari virtuali”, categoria alla quale appartengono i due programmi citati, esistono poi innumerevoli altri software per il calcolo di specifiche effemeridi di fenomeni celesti ma il cui utilizzo è in genere raccomandato agli utenti più esperti.

Tiziano Magni

Aggiungiamo che in ogni numero di Nuovo Orione può trovare la rubrica 'Vetrina del software' curata da Mario Dho, nella quale sono recensiti software e App di interesse astronomico, e fra questi se ne trovano spesso di utili per gli scopi che le interessano.
Domanda fatta da: Francesco Corso, [email protected], 17/04/2018

Capisco che sia un impresa tecnologicamente gigantesca, ma, come è previsto lo SKA, non si possono collegare tutti i telescopi esistenti o almeno quelli di competenza di una singola proprietà? Per proprietà intendo o dell'Europa o degli USA o Cina o Giappone. Vi ringrazio fin d'ora sia per la rivista che per la risposta.

risponde Walter Ferreri

La sua proposta è, perlomeno in parte, già stata realizzata, collegando più radiotelescopi a grandissime distanze fra loro e ottenendo così degli interferometri radio a grandissima risoluzione. Ma con questa soluzione la sensibilità rimane confinata alla superficie di raccolta degli strumenti utilizzati. Come ho descritto nel mio libro “Siamo soli nell’universo?”, la vera rivoluzione dello SKA (Square Kilometer Array) consiste nell’avere un’area enorme, equivalente – come indica il nome – a ben un chilometro quadrato! Con la sua superficie collettrice 13,7 volte maggiore di quella della parabola di Arecibo, sarà 100 volte più sensibile di qualsiasi radiointerferometro finora costruito e sarà capace di una velocità di indagine del cielo enormemente maggiore rispetto agli strumenti attuali per quel che concerne la ricostruzione di immagini. SKA avrà la possibilità di analizzare gli astri fino a distanze di centinaia di anni-luce per scoprire attività di molecole complesse come quelle che compongono gli esseri viventi.

Insomma, una cosa non esclude l’altra; lo SKA non è un’alternativa alla sua proposta, ma la affianca.

Un cordiale saluto, Walter Ferreri

Le vostre domande

Il Cielo del Giorno