Le vostre domande

Domanda fatta da: Francesco Gozzo, [email protected], 25/12/2018

Come posso avere il calendario astronomico Nuovo Orione 2019 ? Grazie e cordiali saluti !

risponde Piero Stroppa

Gent.mo Gozzo

Può acquistare il Calendario direttamente dal nostro sito, alla pagina

http://www.astronomianews.it/index.php?p=dettaglio_prodotto&id=109

Qui può visionare anche una anteprima del calendario.

Il prezzo è di 10,00 € (5,00 € per gli abbonati)

Oppure può eseguire un bollettino al c/c postale n. 25878208 intestato a Gruppo B Editore Srl, via Massarenti 15, 20148 Milano, indicando la causale del versamento.

Oppure eseguire un Bonifico al Banco Popolare di Milano, IBAN IT 57 R 05034 01759 000000001907 intestato a Gruppo B Editore Srl.

Un cordiale saluto e Buon 2019!

Piero Stroppa
Domanda fatta da: ivan galante, [email protected], 30/12/2018

Gentile redazione E' da molti anni che vi seguo con attenzione e naturalmente voglio farvi i complimenti, sperando che la vs pubblicazione non venga interrotta, immagino le difficoltà di una pubblicazione di nicchia e penso sia giusto anche passare a distribuzione solo x abbonamenti o solo digitale. Al momento siete gli unici che uniscano parti teoriche, prove pratiche strumentali molto esaurienti e articoli pratici su astrofotografia digitale. Sono partito come tutti da altazimutale x visuale e piano piano mi sono infilato nel tunnel della fotografia con eq8, rifrattore, guida in parallelo, ruota filtri ecc ecc, qualcuno la chiama strumentite io penso che l'interesse rimanga vivo proprio x la difficoltà di migliorare scontrandosi con molte variabili del mondo reale che ci spostano dal modello teorico Ultimamente ho installato pixinsight e lo trovo proprio ostico, è da iniziati e non trovo un flusso logico, ho letto nel numero di dicembre alle risposte ai lettori (la prima) che pixinsight avrebbe un tutorial in italiano. Ho cercato ovunque ma ho trovato solo libri in inglese o tutorial di appassionati su funzioni specifiche. Potete aiutarmi a trovarlo? grazie mille ,ivan

risponde Piero Stroppa

Grazie per gli apprezzamenti alla Rivista. La sua lettera offre gli spunti per tante riflessioni che coinvolgono vari aspetti dell’astronomia amatoriale, tutti meritevoli di essere discussi. I social e Internet hanno permesso di allagare gli orizzonti, ma hanno dato anche l’illusione che ci si possa auto-istruire raccattando informazioni frammentarie qua e là, anziché attingerle da una fonte strutturata e controllata come può essere una rivista.

Il problema di Internet è che non è gestibile: si legge di tutto e il contrario di tutto ed è dominato dal “rumore” generato da contenuti non sempre verificabili. E se lei si è rivolto a noi per cercare una soluzione, vuol dire che la situazione è proprio questa. Pertanto, le pubblicazioni tematiche hanno ancora un senso e non sono da considerare un prodotto di nicchia, obsoleto e surrogabile. Ciò nonostante, l’editoria deve evolvere e adattarsi (non sottomettersi) ai tempi.

Il fenomeno della “strumentite”, la corsa al nuovo strumento, fa la gioia dei nostri amici rivenditori, ma costringe l’amatore a ricominciare sempre daccapo per prendere confidenza con i nuovi arnesi, spesso senza aver prima sfruttato a pieno la potenzialità di quelli precedenti. Secondo me, è bene concentrarsi su specifici strumenti di buona qualità da sfruttare al meglio e ottenere nel tempo dati sempre omogenei. Posso garantire che alla lunga ripaga.

Venendo a PixInsight, non è effettivamente un software immediato e ritengo che siano pochi coloro in grado di gestirlo appieno. Propone un sacco di tools e script raramente di uso corrente se non in situazioni particolari. Tuttavia, per quanto complesso e poco friendly, siamo ancora in ambito amatoriale avanzato, dato che nell’uso scientifico si utilizzano software ancora più potenti.

In realtà, per una seria astrofotografia non occorre più di tanto, sempre che non si abbia intenzione di sottoporre le immagini a pesanti processi che, alla fine, ne deteriorano i contenuti. Francamente, non lo uso e non ne sento la mancanza, poiché, con programmi ben più semplici e intuitivi, ottengo risultati di pari efficacia, sebbene io persegua altri scopi al mero imaging, e la preservazione dell’informazione è per me essenziale.

Uno dei pregi di PixInsight è di riunire in un solo ambiente ciò che di norma è demandato ad applicazioni differenti, come la calibrazione delle immagini, lo stack e l’elaborazione. Paradossalmente, proprio questo lo rende ostico. Come per qualsiasi programma, anche questo richiede un periodo di apprendimento e non si può pretendere di conseguire da subito risultati validi. Soprattutto dagli errori s’impara quando, quanto e come intervenire sull'immagine senza fare danni, per cui vale la regola di utilizzare sempre una copia dei dati originali per non danneggiarli irreparabilmente.

Per fortuna ci sono le guide all’uso, anche in italiano, che ne spiegano i vari passaggi, dalle fasi preliminari all’impiego di filtri. In giro per l’Italia si tengono workshop e ci sono gruppi di discussione con altri utenti pronti a dispensare suggerimenti. Tra le mie conoscenze, Edoardo Luca Radice è senz’altro uno di quegli iniziati per i quali tale programma non ha segreti. Sul suo sito (www.arciereceleste.it/tutorial-pixinsight/37-italiano, vedi Figura), troverà utili indicazioni per introdursi nell’utilizzo di PixInsight, dal trattamento preparatorio e l’uso dei tool.

Giuseppe Donatiello
Domanda fatta da: Roberta Taricani, [email protected], 17/12/2018

Questa volta nessuna domanda ma solo Auguri di Buone Feste a tutti soprattutto al signor Ferreri che ha risposto alle mie domande e a Piero Bianucci che non riesco più a contattare.Buon Natale e Felice Anno Nuovo!

risponde Walter Ferreri

Grazie per gli Auguri, che ricambio di cuore. Walter Ferreri
Domanda fatta da: Roberta Taricani, [email protected], 20/12/2018

Oggi ho riletto bene la risposta e volevo precisare che non credo all'accelerazione dell'espansione dell'universo per il fatto che secondo il mio modestissimo parere le galassie non starebbero accelerando in quanto il redshift lo guardiamo al contrario per cui strarebbero rallentando portando a un possibile collassamento dell'universo stesso.Capisco il mio affronto alla scienza e agli scienziati ma adoro pensare all'impensabile!Un caro saluto a Piero Bianucci.

risponde Walter Ferreri

Vi è un certo numero di ricercatori che non crede all'espasione dell'universo.

Io, pur pensandola diversamente, rispetto il suo punto di vista e quello dei miei colleghi che hanno in proposito una visione diversa dalla mia.

La storia ci insegna che non è necessariamente il pensiero della maggioranza quello corretto!

Colgo l'occasione per augurarle un Buon Natale e un Felice Anno Nuovo, Walter Ferreri
Domanda fatta da: Roberta Taricani, [email protected], 03/12/2018

Se la linea del tempo viaggia solo in una direzione cioè dal passato e il redshift accerta l'allontanamento degli astri dal nostro punto di riferimento,non mi convince la teoria dell'accelerazione dell'espansione dell'universo in quanto lo spostamento verso il rosso avviene guardando indietro ma se guardassimo dal big bang verso noi l'universo starebbe rallentando.Quindi concordo con un universo piano in collassamento.Chiedo scusa dell'insistenza e grazie per la considerazione.

risponde Walter Ferreri

Non c’è certamente nulla da scusare; il tema che solleva è, a ragion veduta, uno dei più dibattuti.

Comunque, lei non è il solo a non accettare l’espansione dell’universo; a livello mondiale condivide il suo punto di vista circa il 2% degli scienziati. Leader indiscusso di questi “eretici” è stato l’americano Halton Arp (1927-2013), astronomo di grande valore scientifico, che ha sostenuto a spada tratta l’origine non cosmologica del redshift. Per queste sue idee controcorrente negli Stati Uniti non gli è stato più concesso l’utilizzo di grandi telescopi ed anche per questo motivo si trasferì a lavorare in Germania.

Credo che lei troverebbe molto interessanti i suoi libri “La contesa sulle distanze cosmiche e le quasar” del 1989 e “L’universo non si espande” del 1998. Un suo seguace, Alberto Bolognesi, ha pubblicato “Eppur non si muove! La controversia sull’espansione dell’universo”.

Personalmente appartengo al rimanente 98%, non perché questa schiacciante maggioranza mi tranquillizzi (la storia insegna che spesso ciò che pensava la maggioranza era sbagliato) , ma perché gli argomenti portati dai detrattori dell’espansione mi convincono di meno.

La teoria del Big Bang, sia pure riveduta e modificata non è certamente perfetta, lascia ancora a desiderare, ma – a mio avviso – è la migliore o meno imperfetta che abbiamo.

Ovvero, il mio punto di vista è il seguente: se devo scegliere tra due risultati, entrambi errati, come 5+5=6 e 5+5=9, scelgo senza esitazione il secondo.

Un cordiale saluto, Walter Ferreri
Domanda fatta da: Aldo Vitale, [email protected], 03/12/2018

Come calcolare la velocità della Wirtanen per stabilire un tempo di posa, in relazione alla lunghezza focale, senza che la cometa risulti mossa? Cioè, quanti secondi deve durare una posa per evitare il mosso della cometa in virtà del suo moto proprio?

risponde Walter Ferreri

Nel periodo in cui è più prossima alla Terra, la cometa 46P/Wirtanen si sposta sulla sfera celeste fra i 4 e i 4,5 gradi al giorno, circa 10’ (primi d’arco) all’ora o 10,6” (secondi d’arco) al minuto.

Con i moderni sensori CCD o CMOS un’immagine stellare continua ad apparire sostanzialmente non mossa fino ad uno spostamento di 3’ o 180” per una focale di 10 mm. E la cometa ci mette circa 17 minuti per spostarsi di questa quantità. Se però utilizza una focale 10 volte superiore, ovvero di 100 mm, allora il tempo massimo si riduce in proporzione e diviene di 1,7 minuti o 102 secondi. Occorre però doverosamente aggiungere che questi limiti sono relativi ad astri che si presentano puntiformi come le stelle. Nel caso di questa cometa, che appare come una macchia nebbiosa, questo limite può tranquillamente essere raddoppiato ed anche quadruplicato senza che si noti un mosso sensibile. Ad esempio, se utilizza una focale di 500 mm, l’indicazione che scaturisce da sopra (20 secondi) può essere portata tranquillamente ad un minuto senza che l’immagine della cometa ne esca deturpata. Questo, lo ripetiamo, grazie alla sua apparenza di nebulosa sfumata.

Un cordiale saluto, Walter Ferreri
Domanda fatta da: Antonio Garofalo, [email protected], 30/11/2018

Questa mia non è precisamente una domanda, bensì un commento. Ho letto con estremo piacere gli articoli di Davide Fiscaletti, in ottobre e novembre. Sono alquanto ostici (specialmente quello di ottobre), ma va bene, se poi giunge alla conclusione che l'Universo deve essere in qualche modo ciclico. In novembre, in particolare, ha perfino citato il libro di Steinhardt e Turok, che ho letto due volte. Inoltre finalmente vedo un fisico che dichiara pubblicamente che l'Universo, una delle due, o è infinito o si espande… Le due cose si contraddicono. Mentre in libri, in articoli, (anche su Le Stelle), in documentari televisivi, si continua a parlare di universo infinito. Sarà per motivi poetici? Pertanto se è infinito allora l'espansione è un'illusione, altrimenti se l'espansione è vera, non è infinito. L'ipotesi (modello) proposta nell'articolo di novembre è davvero interessante. Certo bisognerà fare osservazioni per confermarla, e forse sarà falsificata, ma l'importante è che la strada intrapresa da molti cosmologi, fisici, astrofisici, sia diversa da questo big bang astruso. Non mi è mai piaciuta l'idea che dal nulla – non dal vuoto… ma proprio dal nulla – scaturisca per motivi misteriosi una singolarità che contiene tutta la massa-energia dell'universo e che poi esploda; nascita, vita e poi morte dell'universo… come se fosse un qualsiasi essere vivente, che appunto, nasce vive muore. Pazzia. Grazie per l'attenzione. Antonio Garofalo

risponde Piero Stroppa

Abbiamo girato la domanda a Davide Fiscaletti, che così risponde:

Quello che nel mio articolo pubblicato nel n. 184 di “Le Stelle”, e nell’ambito della mia ricerca in cosmologia, cerco di evidenziare è che la legge fondamentale alla base dell’universo è l’equilibrio dinamico, che l’universo è un sistema atemporale con nessun inizio e nessuna fine, un sistema non creato in cui l’energia fluisce in cicli. Sulla base dei risultati che ho ottenuto nell’ambito del mio approccio, lo spazio-tempo che percepiamo con i nostri sensi nella nostra esperienza quotidiana non avrebbe un’esistenza primaria ma deriverebbe da un background più fondamentale, un vuoto quantistico tridimensionale non-locale, in cui il tempo esiste come flusso di movimenti materiali, vale a dire di cambiamenti di stati vibratori, in quanto l’apparizione di materia è causata da opportune fluttuazioni energetiche elementari di questo vuoto quantistico. Abbiamo in pratica a che fare con una densità variabile di energia del vuoto quantistico sia riguardo ai processi riguardanti l’apparizione di particelle subatomiche, sia nella ambito della macrofisica. E, assumendo che nell’ambito della fisica delle particelle esista una fondamentale simmetria tra materia e spazio, che sono appunto visti come aspetti distinti dello stesso vuoto quantistico (l’apparizione di materia corrisponde infatti ad una densità di energia variabile del vuoto quantistico), ne deriva che, considerando il sistema universo, la sua legge fondamentale è l’equilibrio dinamico, vale a dire appunto il fatto che i vari tipi di processi e le varie forme di energia hanno luogo e si manifestano in maniera ciclica. Questa circolazione di energia “materia – spazio ‘vuoto’ – materia …” è in equilibrio dinamico permanente. E, in questo quadro, un ruolo cruciale lo hanno i buchi neri, i quali sono in grado di “ringiovanire” l’universo rendendolo senza età, in virtù del fatto che, nelle singolarità dei buchi neri, come conseguenza di un opportuno comportamento, in determinate circostanze, della densità di energia del vuoto quantistico non-locale che costituisce l’arena fondamentale che regola i processi della microfisica e della macrofisica, la materia non è più stabile e quindi “vecchia materia” si trasforma in energia primordiale dello spazio “vuoto”, che non è creata e non può essere distrutta. Nell’universo in equilibrio dinamico in cui l’energia fluisce in cicli, di conseguenza, l’idea del big bang che è presente nel modello cosmologico standard deve essere sostituita con l’idea di una successione di tanti big-bang e big-crunch ciclici o meglio con l’idea di questi processi di continua trasformazione di energia primordiale dello spazio “vuoto” in energia della materia e viceversa che hanno luogo nei nuclei galattici attivi. In altre parole, i fenomeni di big-bang e big-crunch, nel mio modello cosmologico di universo in equilibrio dinamico, non costituiscono la realtà fisica “primaria” nel senso che possono essere visti come l’effetto di più fondamentali processi di conversione di energia dello spazio in energia della materia e viceversa, determinati da opportune fluttuazioni energetiche del vuoto quantistico. Di conseguenza, in questa maniera di vedere la cosmologia, se l’universo è un sistema che si rigenera da solo in seguito alla trasformazione ciclica “spazio-materia-spazio-…” che ha luogo nei nuclei galattici attivi in virtù di opportuni processi elementari del vuoto quantistico ed è quindi infinito, anche il concetto di espansione non pare essere più appropriato. Se l’universo è infinito, allora l’espansione può essere in qualche modo considerata un’illusione associata al nostro approccio limitato all’esperienza (vale a dire quello legato al “nostro” big bang, che ha portato alla nascita di stelle e pianeti in questa regione di universo). O, meglio, possiamo dire che l’espansione non costituisce una realtà fisica “primaria”, così come non lo sono il big bang e il big crunch. L’idea che l’universo si stia espandendo in qualche modo ha senso solo se si assume che l’universo sia finito e sia un sistema creato, in cui quindi l’energia non fluisce in cicli, non c’è un equilibrio dinamico fondamentale. Invece, se l’universo è sistema che si rigenera da solo la cui legge fondamentale è l’equilibrio dinamico e, come tale, è infinito, non può espandersi né contrarsi: i fenomeni di espansione e contrazione possono essere in qualche modo visti come effetti secondari di “prospettiva” che sono associati ai processi di conversione di energia dello spazio in materia nuova fresca e viceversa che hanno luogo nei nuclei galattici attivi.

Davide Fiscaletti
Domanda fatta da: Fabio Di Stefano, [email protected], 07/12/2018

Salve. Vi scrivo per avere un consiglio in merito all'acquisto di un filtro contro l'inquinamento luminoso per il mio telescopio, un Celestron Nexstar 127 SLT, che lo sto usando dal balcone di casa a pochi chilometri di distanza dal centro storico cittadino. Sono indeciso tra i seguenti filtri: un Baader Planetarium - Filtro UHC-S/L-Booster, un Baader Planetarium 2458305A adatto per la luna e per lo Skyglow, in neodimio con taglio IR, e un filtro della Optolong L-PRO. Questi filtri li userò con una Canon EOS 1200 D non modificata. Vorrei sapere in particolare se sono abbastanza versatili da poter essere utilizzati anche per l'osservazione delle galassie e se sono adatti solo per il visuale o anche per la fotografia astronomica. Ringraziandovi anticipatamente, porgo cordiali saluti e cieli sereni.

risponde Giuseppe Donatiello

Ha fatto bene a specificare sia il sito da cui osserva sia la strumentazione che possiede perché l’eccesso di luce nei centri urbani, condiziona fortemente la scelta e l’uso dei filtri. Anni fa la risposta sarebbe stata semplice suggerendo, senza riserve, uno di quei pochi filtri LPR sul mercato. Adesso l’offerta è maggiore e, per fortuna, anche variegata e possiamo scegliere filtri adeguati a ogni situazione ed esigenza, anche con maggiore attenzione ai prezzi praticati dai rivenditori. Intanto, non si lasci incantare dai nomi, spesso pomposi, assegnati ad alcuni di questi accessori perché, in sostanza, svolgono tutti la medesima funzione in base al tipo. Volendo usare una Canon EOS 1200D non modificata, possiamo già escludere tutti i filtri interferenziali a banda stretta (OIII, H-alpha, ecc.), più adatti all’impiego con camere monocromatiche CCD e Cold CMOS che ne valorizzano le caratteristiche e offrono le migliori prestazioni. Di norma tali filtri richiedono tempi di esposizione più lunghi rispetto a quelli a banda larga, più appropriati per un uso generico con sensori a color. Alcuni filtri recenti tagliano pure il forte picco nel blu prodotto dai fari a led sempre più installati per pubblica illuminazione in ragione di un presunto risparmio.

Bisogna prestare attenzione anche alle destinazioni d’impiego perché i filtri visuali non sono progettati per l’astrofotografia, anche se, in certe situazioni, possono essere adattati in prima approssimazione. Così come, ad esempio, non ha senso utilizzare un filtro IR pass in osservazioni visuali giacché l’occhio non è sensibile a tale radiazione, viceversa questo filtro mostrerà i suoi effetti nell’imaging planetario se il sensore manifesta una buona sensibilità in tale regione. Quindi lo SkyGlow deve essere inteso più come filtro visuale per osservazione generale di nebulose luminose e galassie con maggiore contrasto, mentre per fotografia ci sono quelli preposti allo scopo, di norma più costosi. In linea di principio suggerisco di preferire quelli con diametro standard anziché a clip perché i primi sono sempre utilizzabili a prescindere dal dispositivo d’impiego. Magari tra qualche tempo deciderà di prendere un’astrocamera raffreddata e un filtro clip sarebbe inutilizzabile.

Considerato l’alto tasso d’inquinamento in banda ottica, specialmente a breve distanza dal centro, la scelta si restringe a pochi specifici modelli equipollenti per efficacia. Il modello IDAS LPS-D2 attenua notevolmente le fonti comuni d’inquinamento, così come pure l’interferenza delle luci led. Altrettanto il filtro Optolong CLS e L-Pro propongono un’efficacia molto simile (le curve della trasmittanza sono in sostanza sovrapponibili) al pari di altri prodotti proposti da altri marchi a pressi abbastanza simili.

Grazie per l’augurio di cieli sereni perché, da qualche tempo, ne abbiamo veramente bisogno!
Domanda fatta da: CAPONI PRIMO, [email protected], 28/10/2018

BUON GIORNO A TUTTA LA REDAZIONE HO UN TELESCOPIO DA 1800/150 DI FOCALE VORREI SAPERE CHE PROGRAMMA CI VUOLE PER L AUTOGUIDA SONO AGLI INIZI CON LA FOTOGRAFIA GRAZIE

risponde Walter Ferreri

Come programma per guidare un telescopio da ripresa 150/1800 è adatto il software gratuito PHD Guiding della primalucelab esposto da Filippo Bradaschia. Oltre a quello d’essere gratuito, ha il pregio d’essere di facile utilizzo e per esso esiste un tutorial in italiano. Il tutorial è per una camera Atik TITAN, ma si possono utilizzare gli stessi passaggi anche con altre camere (www.primalucelab.com).

Poi, il nostro Mario Dho, nella sua rubrica “Vetrina del software”, di tanto in tanto presenta anche software che si occupano di autoguida adatta o adattabile al suo strumento. Ad esempio il gratuito PHD2 – Push here dummy (Nuovo Orione, febbraio 2018).

In Italia Salvo Massaro (recensito da Dho nella sua rubrica) ha realizzato dei software che soddisfano le sue esigenze e che vale la pena di valutare.

Consideri però anche il fatto che la tecnica della somma delle pose brevi ha ridotto la criticità nella guida, di fondamentale importanza invece nelle pose lunghe.

Un cordiale saluto, Walter Ferreri
Domanda fatta da: serafino marina, [email protected], 04/12/2018

sono la figlia di Serafino Carlo, un abbonato di Asti che a novembre non ha ricevuto la rivista e non è la prima volta che succede. vorrebbe inoltre cambiare l'indirizzo dove inviare la rivista. cosa fare

risponde Piero Stroppa

Per questi problemi (mancate consegne, cambi di indirizzo ecc.), le consiglio di rivolgersi alla amministrazione, all'indirizzo [email protected] o telefonando allo 02 3057 2627

Le vostre domande

Il Cielo del Giorno