Le vostre domande

• Domanda fatta da: Roberta Taricani, [email protected], 23/05/2019

  
  

  Mi complimento con gli astrofotografi che catturano immagini della nostra' Luna'e con alcune, dove si intravede anche lo sfondo dello spazio siderale,si ha la sensazione di esserci in prima persona.Si cerca di dare una spiegazione logica alla diversità delle due facce del nostro satellite il più gettonato è il possibile impatto con un asteroide o un pianeta nano agli albori del sistema solare.Non potrebbe essere semplicemente che la faccia a noi nascosta sia più esposta a bombardamenti di asteroidi di diverse dimensioni e che di conseguenza ci ripara e ci protegge?

  risponde Walter Ferreri

   

  Effettivamente le teorie più gettonate per spiegare le diversità fra le due facce della Luna sono quelle che ricorrono ad impatti con corpi piuttosto grossi, quasi come Cerere.

   

  Recentemente degli studiosi giapponesi, utilizzando i dati provenienti dal Lunar Orbiter Kaguya/Selene hanno ipotizzato che circa 4 miliardi di anni fa vi sarebbe stato un colossale impatto del quale la cicatrice sarebbe l’Oceano delle Tempeste. A loro avviso questo spiegherebbe la diversità tra la faccia visibile e quella invisibile dalla Terra. Quest’ipotesi è comunque attualmente fonte di discussioni e controversie.

   

  Anche secondo un altro studio recente all’origine della diversità vi sarebbe stato un impatto. Questi altri studiosi, che per le loro simulazioni al computer si sono avvalsi dei dati pervenuti dalla sonda Grail (Gravity Recovery and Interior Laboratory), la colossale devastazione sarebbe stata provocata da un corpo sui 750-800 km di diametro, oppure da uno un po’ più piccolo (700-750 km) ma dotato di maggiore velocità. Tale impatto avrebbe liberato una grande quantità di materiale che poi sarebbe ricaduto sulla Luna seppellendo con i detriti la crosta primordiale del lato nascosto per diversi chilometri, forse fino a 9-10. Questa crosta è stata rilevata da Grail. In questo secondo studio i ricercatori non indicano la regione dell’evento.

   

  Non è comunque da escludere quanto da lei scritto, ovvero che il lato nascosto sia stato maggiormente esposto agli impatti, in quanto “ci protegge”.

   

                                                                                       Un cordiale saluto,   Walter Ferreri

   

• Domanda fatta da: Giulio, [email protected], 13/05/2019

  
  

  Salve è buonasera a tutta la redazione di Nuovo Orione, un po' di tempo fa mi è venuto una curiosità e volevo avere un vostro parere al riguardo. La domanda è questa come sappiamo intorno alla terra ci sono moltissimi satelliti artificiali tra cui anche la Stazione Spaziale, la mia curiosità e come mai si riesce a prendere e vedere solamente i transiti sul Sole e sulla Luna della ISS, mentre non si riescono a vedere e riprendere gli altri transiti degli altri satelliti, infine, ma questo è solo per Curiosità, come mai sulle foto e riprese fatte alla terra dalla ISS non si vede nessuna traccia degli altri satelliti In orbita, visto che da come viene riportato dovrebbero essercene moltissimi. Sperando in una vostra e cordiale risposta e un vostro parere al riguardo, vi porgo i miei cordiali saluti e tantissimi complimenti per la rivista Nuovo Orione.

  risponde Walter Ferreri

   

  La risposta è molto semplice: la Stazione Spaziale Internazionale o ISS è molto più grande degli altri satelliti; le sue dimensioni, grazie in gran parte alla vasta estensione dei pannelli solari, sono analoghe a quelle di uno stadio di calcio (sui 100 metri) mentre quelle degli altri satelliti sono – in media – di 2-3 metri, una bella differenza! Inoltre molti satelliti orbitano ad una distanza maggiore dalla superficie terrestre. Lo stesso motivo per cui ad occhio nudo vediamo Marte e Giove ma non gli asteroidi (tranne rare eccezioni), che sono molto numerosi.

   

  Sempre le piccole dimensioni sono la causa della loro invisibilità nelle foto eseguite dalla ISS verso la superficie terrestre.

   

   

   

                                                             Grazie per i complimenti, Walter Ferreri

   

• Domanda fatta da: Roberta Taricani, [email protected], 01/05/2019

  
  

  Quando si parla di materia oscura o di aloni di materia oscura che avvolgono le galassie per imprimere la forza gravitazionale necessaria a spiegare ciò che con le leggi fisiche conosciute non si può, immagino una presenza divina che si diverte a provocarci e a farci i dispetti.Pensavo che fosse qualcosa di veramente sconosciuto e invece dovrebbe essere composta da elementi conosciuti che reagiscono in maniera differente non luminosa e per questo oscura.Parliamo del COSMO, di grandezze fantastiche di energie immense ed è più che normale che ci siano punti interrogativi o leggi valide ma superate...è la vita, il consumo di propellente ,il tempo che incede inesorabilmente.Arriveremo a definire e comprendere la materia oscura e tanto altro e non condivido lo schierarsi da parte degli studiosi se è ancora da comprovare.Il problema non sussiste ,tutte le idee sono da prendere in considerazione anche quelle più'fuori'perchè a qualsiasi soluzione si possa arrivare ci si arriverà insieme su questa piccola pallina preziosa che per noi è grande come tutto l'Universo.

  risponde Walter Ferreri

   

  La ringraziamo per averci espresso il suo punto di vista.

   

  Sì, tutte le idee sono da prendere in considerazione, ma fino ad un certo punto, cioè finché non urtino contro aspetti o fatti evidenti. L’esempio più eclatante è quello fornito dai “terrapiattisti”. E’ insostenibile, anche per persone prive di cultura scientifica, che la Terra possa essere ritenuta piatta, dopo che dallo spazio ci sono giunte stupende immagini della forma del nostro pianeta. Al contrario, idee anche scientificamente poco corrette ma non dimostrate false con evidenze soverchianti, possono sopravvivere. Alludiamo ai canali di Marte scoperti al telescopio nel XIX secolo e alla possibile esistenza di una concavità nell’emisfero della Luna invisibile dalla Terra. Queste idee sono state spazzate via solo dopo le imprese spaziali.   

   

                                                                                 Un cordiale saluto, Walter Ferreri

   

• Domanda fatta da: Davide Baresi, [email protected], 06/05/2019

  
  

  Buongiorno, a oggi la riviista Nuovo Orione di maggio non risulta pervenuta alle edicole della mia città (Brescia). Potrei avere informazioni in merito? Ringraziando anticipatamente

  risponde Piero Stroppa

  Deve essere un problema di distribuzione locale perché altrove è arrivata. Segnali la cosa in amministrazione, scrivendo a [email protected] in modo che possano indagare, ma può anche chiedere all'edicolante dove normalmente arriva la rivista di protestare con il distributore. Stiamo per stampare n ìl numero di giugno!

• Domanda fatta da: Alfredo Suatoni, [email protected], 29/04/2019

  
  

  Gent.ma Redazione, Vi scrivo una semplice ma provocatoria domanda : quale set-up digitale (camera CCD a colori, o simili) sarebbe possibile utilizzare sul mio Dobson Obsession da 18', senza l'uso di una guida o possibilmente anche senza un PC ?? Ci sono dei modelli precisi di strumenti elettronici di ripresa che mi potreste consigliare in questo senso ? Vi ringrazio per l'attenzione ed il tempo che vorrete dedicarmi, e cordialmente vi saluto con un arrivederci a Volandia e con tutti i miei migliori complimenti per le Vostre bellissime riviste ! Grazie, distinti saluti, Alfredo Suatoni

  risponde Giuseppe Donatiello

  Possedendo un bel dobsoniano da 18”, è evidente che di tale tipologia di strumenti ne conosce i pregi ma anche le mancanze rispetto ad altri sistemi. Nello specifico, il principale impedimento consiste nella montatura altazimutale che, in ambito amatoriale, non è pensata per l’uso astrofotografico senza un derotatore di campo che presuppone, comunque, la presenza di un inseguimento abbastanza preciso in elevazione e azimut, come in molti strumenti GoTo.

  Qualche volta abbiamo suggerito ai costruttori, proprio da queste pagine, di considerare la possibilità di dotare gli strumenti anche di flange per essere posti su robuste montature equatoriali. Questa sarebbe la soluzione più pratica per utilizzare le ottiche dei Dobson, ormai equipollenti per prestazioni e lavorazione a quelle di strumenti ordinari, anche in ambito fotografico. Altrettanto, può considerare di dotare lo strumento di una particolare base equatoriale motorizzata in AR (sono realizzate e vendute anche da alcuni costruttori italiani), ma sono necessari alcuni perfezionamenti per rendere più stabile l’intera struttura (ad esempio un blocco per l’asse di declinazione). In entrambi i casi, il dobsoniano diventa uno strumento equatoriale leggero e perciò utilizzabile anche per astrofotografia e se ne può sfruttare la generosa apertura, meglio se da postazione fissa.

  Per quanto riguarda il mezzo di ripresa, qui può optare per le ormai collaudate astrocamere CMOS che, mediante pose brevi di alcuni secondi, consentono di catturare tante immagini da sommare di una gran varietà di oggetti del cielo profondo, senza la necessità dell’autoguida se l’inseguimento è abbastanza preciso per almeno un minuto. Al limite, può dedicarsi alla sola fotografia planetaria anche senza equatorializzare il dobsoniano, ma necessita comunque dell’inseguimento automatico in altazimutale. In ogni caso, con questo genere di camere, ha necessità di ricorrere a un PC per la loro gestione e archiviazione dei dati. Volendo evitare la selva di cavi e alimentatori, la soluzione più pratica rimane ancora quella di utilizzare una fotocamera reflex o mirrorless, avendo cura di verificare che l’estrazione di fuoco sia sufficiente allo scopo, così come la possibilità di utilizzare uno spianatore di campo. Con tali dispositivi potrà eseguire, in modo semplice, un certo numero di pose brevi da sommare ed elaborare.

  I Dobson sono pozzi di luce pensati per l’osservazione del cielo profondo, ma con l’adeguato adattamento possono essere convertiti all’uso fotografico, anche per fini di ricerca. L’operazione di trasformazione, pur avendo un suo costo, è comunque, a nostro avviso, conveniente.

  Grazie per i complimenti e continui a seguirci!

• Domanda fatta da: Roberta Taricani, [email protected], 14/04/2019

  
  

  E'logico che in scienze la spiegazione più gettonata sia quella più presa in considerazione in mancanza di dati certi come lei mi ha scritto ma assistendo alla bellissima vostra impresa ottenuta fotografando il buco nero non mi torna ben preciso un concetto ;se ho ben capito è stato fotografato con l'unione di tanti radiotelescopi sparsi per il mondo quindi non utilizzando le onde luce ma il sonoro o altre onde...non quelle del mare naturalmente!chiedo scusa per il mio linguaggio poco tecnico...quindi tornando a noi il buco nero è come è attualmente o come era milioni di anni fa data la distanza in anni luce o meglio le onde utilizzate viaggiano alla stessa velocità della luce?Comunque sembrava proprio di assistere all'orizzonte degli eventi...grazie!

  risponde Walter Ferreri

   

  Noi vediamo il buco nero come era quando la luce, che noi riceviamo ora, è stata emessa. Quindi, nel caso di quello al centro di M 87, come era 55 milioni di anni fa. Infatti, le onde utilizzate per creare l’immagine divulgata, anche se a maggiore lunghezza d’onda di quelle visibili, cadono sempre nel dominio di quelle elettromagnetiche e quindi la loro velocità è, in cifra tonda, di 300 mila chilometri al secondo (nel vuoto). A questo proposito è stato affermato correttamente che i telescopi, sia ottici che radio, sono anche strumenti del tempo, per conoscere il passato. Così quando registriamo l’immagine di una remota galassia a un miliardo di anni-luce da noi la vediamo com’era un miliardo di anni fa e non come è oggi.

   

  In passato è successo di aver avuto l’impressione di vedere “oggetti super-luminari”, ma poi è arrivata presto una smentita.

   

  Nel passato, in particolare negli Anni 60, è stata ipotizzata l’esistenza di particelle più veloci della luce, i tachioni. Essi, compatibili con la teoria della relatività ristretta, avrebbero caratteristiche inusuali; potrebbero viaggiare solo a velocità superiori a quella della luce e, a differenza delle particelle ordinarie, aumenterebbero la loro velocità al diminuire della loro energia. Il concetto di tachione compare nella teoria delle stringhe, ma, a tutt’oggi, non esiste alcuna prova sperimentale dell’esistenza di tale particella.     

   

   

   

                                                                                        Un cordiale saluto,  Walter  Ferreri   

   

• Domanda fatta da: Federici Paolo, [email protected], 24/04/2019

  
  

  mi potreste consigliare qualche testo che tratti della storia dell'astronomia partendo dalla notte dei secoli :-) (Caldei Babilonesi.....) grazie

  risponde Walter Ferreri

   

  Per fortuna di testi che rispondano alla sua richiesta in lingua italiana ve ne sono diversi.

   

  Un “classico” è quello del compianto Renato Migliavacca. Il titolo è: “Storia dell’astronomia” ed è edito da Mursia. Diciamo che è un classico poiché la sua prima stesura risale agli Anni 70, ma, dato il tema, questo non è un inconveniente. In effetti, generalmente, la trattazione termina con la seconda metà del XX secolo.

   

  Lo stesso titolo caratterizza il lavoro di Michael Hoskin, edito da Rizzoli. Quest’autore inglese è considerato uno dei maggiori esperti a livello internazionale sul tema. Il libro è molto ben fatto anche se, a nostro avviso, il contributo degli astronomi italiani del passato non è stato particolarmente messo in evidenza.

   

  Scritto in forma molto accattivante è poi la “Storia sentimentale dell’astronomia” scritta da Piero Bianucci ed edita da Longanesi. Tra quelli qui elencati è l’unico senza illustrazioni ma è anche sicuramente il più leggero in quanto l’autore si sofferma a descrivere aspetti curiosi e insoliti di grandi personaggi.

   

  Infine ricordo il libro che ho avuto il piacere di scrivere con Margherita Hack. Il titolo è “Il lungo racconto dell’origine”; editore Baldini Castoldi Dalai. In questo si parte dai Sumeri e dai Babilonesi per arrivare alle teorie cosmologiche odierne e alle grandi strutture dell’Universo. Fra quelli qui citati è il più recente.

   

   

   

                                                                                                                     Walter  Ferreri

   

• Domanda fatta da: Roberta Taricani, [email protected], 07/04/2019

  
  

  Grazie per la risposta sulla materia oscura che mi ha acceso un'altra lampadina o meglio mi ha indotto ad una nuova riflessione:se conosciamo solo gli effetti gravitazionali della suddetta materia ossia la forza o la 'presenza'che si parli di materia o di energia oscura non c'è molta differenza...Grazie,sempre!

  risponde Walter Ferreri

   

  Tra materia oscura ed energia oscura la differenza è notevole. La prima agisce come materia che rivela la sua massa per gli effetti gravitazionali, cioè tende a tenere assieme singole galassie in ammassi che, altrimenti, si sarebbero dispersi in quanto la sola gravità della materia visibile si rivela insufficiente a tenere legato l’ammasso. Ma la materia oscura tradisce la sua esistenza anche osservando le stelle di una singola galassia; queste ruotano più rapidamente di quanto non dovrebbero fare in base alla massa della materia ordinaria, che, nel complesso, rappresenta circa il 5% di tutto quanto esistente, mentre alla materia oscura si assegna una percentuale del 26-27%. Anche le fluttuazioni nella radiazione cosmica di fondo non sarebbero spiegabili senza l’esistenza della materia oscura. Purtroppo essa non  è “oscura” (invisibile) solamente per i nostri occhi, ma anche per tutte le lunghezze d’onda dello spettro elettromagnetico, dai raggi gamma alle onde radio.

   

  La seconda, cioè l’energia oscura, al contrario, accelerando l’espansione dell’universo, tende ad allontanare più velocemente le galassie e gli ammassi fra di loro. Per spiegare questa energia, che rappresenta il 68-69% di tutto il contenuto dell’universo, si è rispolverata la costante cosmologica, con una densità d’energia costante (energia del vuoto), che Einstein aveva introdotto per ottenere un universo statico. Secondo un’altra veduta, quella della “quintessenza”, la densità varierebbe nello spazio e nel tempo. Occorre però doverosamente aggiungere che alcuni modelli teorici di gravità quantistica, possono spiegare quanto si osserva senza avvalersi dell’energia oscura.

   

                                                                                       Un cordiale saluto, Walter  Ferreri   

   

• Domanda fatta da: Gaetano Minerva, [email protected], 09/04/2019

  
  

  Ammiano Marcellino (Rerum gestarum, libro I,26) racconta che i Romani introdussero l'anno bisestile all'epoca di Ottaviano Augusto, avendo notato che il sole ritornava nello stesso punto sulla fascia zodiacale dopo un anno e sei ore, così che, col trascorrere degli anni, le stagioni non cadevano più nello stesso mese. La mia domanda è la seguente: in che modo i Romani riuscivano ad accorgersi che il sole era arrivato nello stesso punto della fascia zodiacale dal momento che erano privi di qualsiasi ausilio ottico e di precisi strumenti per la misura del tempo e che con il sole in cielo le stelle sono assolutamente invisibili? Grazie per la cortese attenzione.

  risponde Walter Ferreri

   

  Certamente quando il Sole brilla sopra l’orizzonte ad occhio nudo non è possibile vedere alcuna altra stella, tranne durante i rari istanti delle eclissi totali di Sole.

   

  Comunque, i popoli antichi, e tra essi i Romani, pur non possedendo strumenti ottici, erano in grado di conoscere quale era la posizione del Sole sullo zodiaco osservando in quale punto dell’orizzonte sorgeva o tramontava.

   

  Come è noto, a seconda della sua declinazione, il Sole sorge o tramonta in punti diversi dell’orizzonte in base alla sua posizione sull’eclittica. E’ più verso nord al solstizio d’estate; più a sud in quello d’inverno. Agli equinozi (astraendo dalla rifrazione) sorge esattamente ad est e tramonta esattamente ad ovest. Questo spostamento annuo, che prende il nome di amplitudine, è considerevole e per l’Italia in media vale circa 60°. Ciò significa che – in media – il Sole da un giorno all’altro sorge e tramonta a 20’ di distanza. Si tratta di una quantità equivalente a 2/3 del suo diametro; ben apprezzabile anche utilizzando semplici mire, ciò che di norma impiegavano gli antichi.

   

  Un’altra indicazione la ottenevano dalla lunghezza dell’ombra data da una meridiana al mezzogiorno vero del luogo, che si allungava man mano che il Sole nello zodiaco si spostava verso sud mentre si accorciava quando lo spostamento era verso nord. Un semplice palo verticale era sufficiente a svolgere la funzione di gnomone.  

   

                                                                                              Un cordiale saluto,  Walter  Ferreri   

   

• Domanda fatta da: Mattia Piccoli, [email protected], 11/03/2019

  
  

  Vorrei chiedere conferma di un possibile impatto meteorico sulla luna osservato in data 11 marzo 2019 alle ore 21:04 circa in prossimità dell' equatore lunare. Cordiali saluti Mattia.

  risponde Walter Ferreri

   

  Ci dispiace Mattia, ma non ci è stato possibile reperire fonti attendibili che riportino un impatto lunare avvenuto l’11 marzo di quest’anno alle ore 21 e 4 minuti. Questo non vuol necessariamente dire che non sia avvenuto, ma che non è stato riportato da fonti autorevoli. Se si è verificato, deve essere stato di scarso rilievo.

   

                                                                                        Un cordiale saluto,  Walter  Ferreri

   

   

   

  P.S. Ci scusiamo per il ritardo di questa nostra risposta, ritardo dovuto al desiderio di verificare più fonti.